• 3484007614
  • ezio@franchinosrl.com

Archivio mensile Aprile 29, 2012

UKE il significato

Uke è un ideogramma giapponese (detto “kanji“) che rappresenta due mani, una rivolta verso il basso e una verso l’alto, oltre a un carattere posto tra le due che ha il significato di “barca”. Uke indica una sorta di “trasmissione di merci, attraverso una barca (ovvero il mezzo), da una persona all’altra” (ovvero la mano) e lungo i secoli ha assunto il significato di “ricevere” qualcosa attraverso uno strumento. Tale strumento è la tecnica, in cui l’esecuzione di un gesto, sia esso una leva articolare, una presa, un’immobilizzazione, un colpo, che porta una persona a dare qualcosa che l’altra “accetta”, riceve in senso piacevole e mai lesivo a livello psico-fisico o spirituale.

Ad esempio le ukemi, volgarmente tradotte con “cadute”, sono una bellissima forma di ricezione e non di sottomissione, inteso come subire un qualcosa dal compagno di pratica. Non si subisce, si assorbe l’energia di colui che ha eseguito la tecnica e si lascia fluire il proprio corpo verso terra. Uke non è il ruolo del perdente, dello sconfitto, tutt’altro: è colui che con umiltà ha accettato il ruolo di chi gli sta di fronte e soprattutto il suo… aprendo un porta, o meglio un portone, su un meraviglioso mondo ai più sconosciuto…

 

condividi:

O-SENSEI

Morihei Ueshiba (植芝盛平 Ueshiba Morihei?) (Tanabe, 14 dicembre 1883Tokyo, 26 aprile 1969) è stato un artista marziale giapponese. Considerato uno dei più grandi maestri di arti marziali del XX secolo, è stato il fondatore dell'Aikidō e viene definito Ōsensei (gran maestro) dagli aikidōka.

La vita

Bambino esile e molto fragile viene spinto dal padre, uomo di politica, a praticare il sumo e il nuoto per irrobustire il proprio corpo. Comincia a praticare con costanza e dedizione le arti marziali a seguito di una vicenda che vede coinvolto il padre picchiato a sangue dai suoi avversari politici. Decide quindi di imparare le arti marziali per difendere se stesso e i suoi cari.

Frequenta varie scuole e impara diversi stili di Jūjutsu e di Bukijutsu. L'arte che segnerà il suo cammino marziale sarà però il Daito-Ryu Aiki Jujutsu, l'arte dai samurai della famiglia Takeda.
Il suo principale maestro fu Takeda Sōkaku, considerato da alcuni uno degli ultimi veri samurai, che gli insegnò il Daitō ryū conferendogli il grado che sta sotto solo al Menkyō kaiden e il certificato di maestro di Daitō ryū Aiki Jūjutsu. Aprirà quindi un proprio dōjō a Tōkyō dove inizierà a insegnare l'Aiki Budō, specchio del Daitō ryū e scheletro dell'Aikidō. Fonderà presto l'associazione Aikikai Foundation e il Kobukan dōjō ne diventerà l'honbu dōjō.

Durante il suo soggiorno a Tōkyō verrà a conoscenza di una tragica notizia che vedrà coinvolto suo padre, ormai in fin di vita. Deciderà quindi di partire per Tanabe ed accorrere al capezzale del padre morente, ma durante il viaggio, incontrerà una persona che segnerà profondamente la sua vita, il suo cammino spirituale e l'arte dell'Aikido. Costui fu Ōnisaburō Deguchi, capo di una setta shintoista chiamata Ōmoto-kyō. Deciderà quindi di recarsi ad Ayabe, nella sede dell'Ōmoto-kyō. Durante il suo soggiorno ad Ayabe suo padre muore. Morihei rimarrà ad Ayabe per diversi anni diventando la guardia del corpo di Ōnisaburō Deguchi e partecipando insieme alla setta a diverse vicende.

Successivamente si recò ad Iwama, nella prefettura di Ibaraki, dove fondera l'Ibaraki dōjō e l'Aiki Jinja, il tempio dell'Aikidō. Qui fonderà l'arte, la filosofia e la religione conosciuta col nome di Aikidō e si dedicherà allo studio del Budō e all'agricoltura.

Da questo periodo in poi verranno narrati diversi aneddoti che vedranno protagonista Ueshiba in sbalorditive dimostrazioni anche di carattere sovrannaturale, testimoniate da diversi suoi allievi. Egli infatti da questo momento si presenterà come l'incarnazione di una divinità shintoista, quale Il Re Dragone e affermerà di dover compiere una missione: portare l'armonia nel mondo.

Morirà il 26 aprile 1969 per un cancro allo stomaco.

Evoluzione dell’ispirazione: da “daitoryu-AiKi-Jutsu” ad “Ai-Ki-Do”

Ueshiba nutrì sempre un forte orientamento verso il sentimento religioso shintoista ed esprimeva la propria spiccata vocazione a coltivare la propria spiritualità in forme molto personali, con rituali e pratiche Shintoiste che avevano radici antiche e che spesso erano di difficile comprensione anche per i suoi più stretti allievi ed amici.
Ma fu durante il periodo del suo soggiorno ad Ayabe e soprattutto dopo la sofferta morte del padre che morì senza che lui potesse rivederlo, che la vita del fondatore dell'Aikido ebbe una "svolta" spirituale determinante a seguito dell'incontro con un'importante personalità nipponica dei primi del novecento, Onisaburo Deguchi, sacerdote di una setta nota come "Omoto-kyo", di cui il fondatore divenne amico e discepolo e la cui frequentazione ebbe un'importanza fondamentale nello svuiluppo della concezione dell'Aikido da parte di Morihei Ueshiba.
Onisaburo Deguchi, patriarca della religione Omoto, fu anche il principale responsabile della parentesi politica della vita del fondatore dell'Aikido, il quale all'età di 36 anni si lasciò indurre da Deguchi a seguirlo nei suoi progetti esagerati, se non folli, miranti ad espandere al di fuori dei confini del Giappone l'influenza del partito politico Omoto da lui fondato e della corrispondente religione Omoto, spingendosi in Asia fino alla Mongolia dove trovarono pane per i loro denti e tale avventura politica su base religiosa fallì miseramente.
Avventura collegata alla militanza del fondatore dell'Aikidō nel partito politico collegato alle ideologie sociali della religione Omoto, che gli costò quasi la vita, essendosi salvato da sicura morte unicamente per il miracoloso intervento "in extremis" del consolato giapponese, intervenuto all'ultimo momento quando nonostante si tramandino gesta epiche e fatti di combattimenti strabilianti ad opera del fondatore dell'Aikido sul territorio continentale asiatico, ormai catturati e arrestati dalle autorità cinesi, la loro fine sembrava già segnata ed imminente.
Dopo queste manifestazioni di incontinenza politica, gli aderenti al partito Omoto pare fossero stati tenuti di mira per un po' di tempo in Giappone e fossero anche socialmente osteggiati, ma il fondatore dell'Aikidō pare non abbia sofferto troppo di ciò, poiché dopo tale parentesi si disgiunse stabilmente dalla politica per immergersi completamente nella sua ricerca spirituale, da cui trasse infine i presupposti per questa nuova ed in un certo senso rivoluzionaria disciplina consistente in quell'innovativa arte marziale spirituale denominata Aikidō.

Onorificenze

Cavaliere di IV Classe dell'Ordine del Sol Levante - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di IV Classe dell'Ordine del Sol Levante
   
Medaglia d'Onore con nastro viola - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'Onore con nastro viola

 

condividi:

Hiroshi Tada

Tada Sensei, allievo di O'Sensei Ueshiba e fondatore Aikikai d'Italia,

Hiroshi Tada nasce a Tokyo il 14 dicembre 1929 da una famiglia appartenente alla classe dei Samurai, che dal 1245 risiedeva a Izuhara nell'isola di Tsushima. Il padre, Minoru Tada, svolgeva l'attività di amministratore ed il nonno, Tsunetaro Tada, era giudice e presidente di tribunale. La madre, Chizu Arai in Tada, era figlia di Kentaro Arai, Vice-Presidente del Suumitsuin (il Consiglio Privato dell'Imperatore). Nel 1952 si laurea in giurisprudenza all'Università di Waseda. Il 15 novembre 1970, al Dojo Centrale di Roma, si celebra il suo matrimonio con Kumi Yamakawa, violinista professionista laureatasi presso la Tokyo Geijutsu Daigaku. Nel 1971 la famiglia Tada viene allietata dalla nascita del figlio Takemaru, che attualmente frequenta il corso di dottorato di ricerca presso la facoltà di Scienze Matematiche dell'Università di Waseda. Il maestro Tada risiede a Tokyo, anche se i suoi impegni con l'Aikido lo portano in Europa spesso durante l'anno.

Già da bambino il maestro Tada prese contatto con le arti marziali tradizionali studiando con il padre uno stile di tiro con l'arco (Hekiryu-Chirurinha Bampa) tramandato per generazioni nella sua famiglia. Il 4 marzo 1950, nel corso della sua carriera universitaria, entra a far parte del Ueshiba Dojo (attuale Hombu Dojo) e inizia a praticare l'Aikido sotto la guida del fondatore, il Grande Maestro Morihei Ueshiba. Nello stesso periodo inizia per lui lo studio di una serie di pratiche miranti ad unificare ed armonizzare la mente ed il corpo, sotto la guida del Maestro Tempu Nakamura, e presso il dojo Ichikukai dove svolgeva pratiche spirituali. Già un anno dopo si misura per la prima volta nella pratica del digiuno (danjiki) per tre settimane, presso il tempio zen Hojuji. Pur terminando gli studi universitari decide di dedicarsi esclusivamene all'Aikido e alla ricerca storica nel campo delle arti marziali. Viene ben presto nominato istruttore dell'Hombu Dojo, del Ministero della difesa, e di alcuni importanti Club Universitari di Aikido.
 

Il 26 ottobre 1964 parte per l'Italia per diffondere l'Aikido e inizia l'attività di insegnante presso il dojo dei Monopoli di Stato. In questo periodo è instancabile nell'attività didattica e promozionale in diversi paesi europei, ed è chiamato inoltre dal Ministero degli Interni a tenere corsi presso la Scuola di Pubblica Sicurezza di Nettuno. Nel 1966 fonda l'Accademia Nazionale Italiana di Aikido – Aikikai d'Italia. L'attività didattica continua senza soste in varie città italiane. Nell'agosto del 1968 tiene il primo stage internazionale di Aikido al Lido di Venezia cui faranno seguito ininterrottamente con cadenza annuale stage estivi di grande richiamo per gli aikidoisti europei. Nel 1976 in seguito all'incontro con il Reverendo Shoken Murao responsabile del Tempio Zen Gessoji di Tokyo fonda il Gessoji Dojo di Aikido.

Il 15 gennaio 1994 gli è stato conferito il Budo Korosho (riconoscimento al merito per le attività svolte nel campo delle arti marziali). Il 3 agosto 1996 si è spenta fra le braccia dei familiari la signora Kumi Yamakawa in Tada. Famosa violinista e raffinata poetessa, la Signora Tada ha seguito, con grande dedizione, la crescita di innumerevoli giovani musicisti e praticanti di aikido, da lei tanto amati. In seguito a questa grave perdita, il Maestro Tada ha enunciato il desiderio di concentrare le proprie energie nello sviluppo e nella diffusione della pratica dell'aikido sia in Giappone che in Europa.

Attualmente il Maestro Hiroshi Tada è 9° Dan di Aikido, è Direttore Didattico e Vice-Presidente dell'Associazione di Cultura Tradizionale Giapponese – Aikikai d'Italia, membro del Consiglio Superiore della Federazione Internazionale di Aikido, Istruttore dell'Hombu Dojo dell'Aikikai del Giappone e Istruttore Responsabile dei Clubs di Aikido presso l'Università di Waseda e l'Università di Tokyo (Kiren Kai) e di altri dojo affiliati all'Aikido Tada Juku.

condividi:

pura poesia come un ramo di salice

Come il ramo di salice

Fin da piccoli siamo stati abituati a vivere secondo schemi che altri hanno preconfezionato per noi: regole, limiti, imposizioni a non finire. Crescendo questi schemi non fanno che irrigidirsi ulteriormente. La mattina si lavora, il pomeriggio si lavora, al sabato si va al centro commerciale, le giornate festive bisogna passarle con i suoceri o i genitori, in vacanza si va sempre nello stesso posto. Sempre le stesse cose, tutte uguali, una routine che si ripete all’infinito. Routine che crea nella nostra mente un’assuefazione tale da ripercuotersi anche sulla nostra capacità di affrontare la vita.

 

Si crea una zona di confort data dall’abitudine che ci fa sentire sicuri solo al suo interno, portandoci a essere impreparati agli eventi esterni imprevisti, ad averne quasi paura e quindi a subirli passivamente con conseguenze più o meno gravi.

Quando le nostre certezze crollano, non sappiamo come reagire, ci sentiamo impotenti!Questa vita compartimentata per scadenze, a mio opinabile avviso, ci ha fatto perdere la capacità di immaginare, di essere curiosi, di adattarci alle situazioni che ci si presentano, di affrontare l’ignoto, di scoprire… noi stessi e il mondo che ci circonda! Invece di accettare la diversità e da essa apprendere preferiamo averne paura, rifuggirla,  allontanarla… celando un desiderio di distruggerla! La rigidità nel pensiero e nell’azione non porta armonia ma solo scontro (quante volte ci siamo fissati sulle nostre posizioni e abbiamo finito per litigare pur di non cedere un passo?). Ciò non porta nemmeno benefici in termini di crescita personale, facendoci rimanere un passo indietro rispetto a chi ama conoscere (“ho sempre fatto in questo modo e continuerò a farlo”).

Praticando l’Aikido Tendoryu di Shimizu Sensei ho compreso che la flessibilità è (secondo la mia modesta opinione di aikidoka in erba) la via migliore per non farci spezzare dal fluire degli eventi che ci impedirebbero di realizzare i nostri desideri, soprattutto in un mondo dove il cambiamento è sempre più repentino. Ho capito che rimanere flessibili in corpo e mente è un buon modo (l’unico secondo me) per non farsi trascinare nel “caos” e di esso rimanere vittima. Possiamo diventare come un ramoscello di salice, che flettendosi dolcemente alla furia della tempesta non si spezza.

 

condividi:

Ecco un articolo di un mio amico maestro di aikido sul Jo

L’eleganza del Jo: la mia relazione col bastone dell’Aikido

La derivazione dell’Aikido di antichissime arti quali lo “yari jutsu” (uso della lancia dritta) e del “naginata jutsu” (lancia curva ) è evidente nella pratica di esercizi basati sull’uso di un bastone diritto, lungo generalmente 126/128 cm, detto “jo”.

La peculiarità di questo strumento, secondo la leggenda in grado di disarmare un samurai armato di katana, sta nella fluidità di movimento e nell’adattabilità alle altrui tecniche, creando un contatto con il compagno di turno tramite una sorta di “estensione del proprio braccio”.

 

Il bastone nella storia dell’umanità ha assunto le forme e le dimensioni più disparate: dalle clave a lunghi bastoni appuntiti, dalle armi classiche del kung-fu alla coppia di bastoni tipica dell’escima/kali filippino. Ciò che mi affascina da quando maneggio questo strumento, di diversa tipologia e tradizione,  è ciò che offre a chi lo impugna, ossia di migliorare le proprie abilità non solo di combattente, ma soprattutto di uomo. Maggiori capacità coordinative, maggior sensibilità e cognizione della distanza, del tempismo e una particolare eleganza dettata dalle movenze col jo dell’aikido, rendono il praticante un tutt’uno con lo strumento nato prettamente per fini difensivi.

Ciò che ho riscontrato in questi anni di aikidoka ma soprattutto negli ultimi tempi in cui ho iniziato a insegnare questa nobile arte giapponese, il bastone è diventato uno strumento di crescita, un perfetto mezzo per entrare in relazione più profonda con me stesso e con chi mi sta di fronte. L’armonizzazione (awase) del praticante col jo è allenabile individualmente nei suburi (colpi fondamentali codificati) e nei kata (esercizi formali codificati), ma la bellezza di trovare armonia con il compagno turno, all’apparenza sottoforma di coordinazione e giusto tempismo, è ancor più rara e proprio per questo così meravigliosa quando la si raggiunge… Impugnare il jo nel ruolo di uke (colui che attacca) o di tori (chi si difende) poco importa, ciò che mi entusiasma ogni volta che ne faccio uso è l’eleganza che a poco a poco acquisisco muovendomi nello spazio in sintonia col partner, donandomi quella sensazione palpabile di serenità che accarezza corpo-mente-spirito e che auguro a ogni marzialista d’ottenere, prima o poi, nel proprio “do”.

condividi:

Shin gatsu

Shin gatsu. Aprile. E' innanzitutto il momento dell'hanami, la spettacolare fioritura del ciliegio, il fiore che è simbolo del Giappone e della classe guerriera dei samurai, che nonostante il passare dei secoli continua ad essere a sua volta simbolo dello spirito e della cultura giapponesi.

condividi:

Bra incontra il Giappone

Festa di Primavera 2012. “Bra meets Japan” da Jardecò a Bra Domenica 15 aprile una brezza orientale lambirà la città di Bra.
Quest’anno la consueta Festa di Primavera organizzata dal garden center Jardecò avrà come tema portante il Sol Levante. Le serre vetrate e i giardini esterni di Jardecò a Bra, un punto di riferimento per gli appassionati del verde e del design, saranno il cuore della manifestazione in programma domenica 15 aprile, che vedrà una serie di interessanti workshop ed eventi. Alcune aree saranno occupate da esposizioni di bonsai e kusamono. I primi più conosciuti agli italiani, sono le note “piante in vaso” rese celebri in Italia negli anni ‘80 dal film “Karatè Kid”. Forse meno conosciuti i kusamono, sono composizioni di piante, felci e piccoli arbusti in vaso, su lastre di pietra o addirittura in “sfere di muschio”. E proprio a queste ultime, i kokedama, (o all’inglese “moss balls”) sarà dedicato un workshop condotto dal designer e bonsaista Igor Carino, a partire dalle ore 14.30. Verranno fornite le piante e tutto il materiale necessario per realizzare oggetti verdi di design, originali e divertenti. L’essenza estetica del Giappone sarà presente anche grazie alla vestizione del kimono tradizionale, condotto dalla Maestra Tomoko Hoashi e organizzato dall’Associazione Culturale “Giappone in Italia”. La preziosità delle sete, i complessi decori degli “obi” (tipica cintura giapponese indossata sul kimono) che riprendono la natura e il passare delle stagioni, saranno presentati grazie alle delicate movenze di una giovane ragazza giapponese che farà da modella, accompagnata da musica tradizionale. Dopo aver nutrito gli occhi e la mente non dobbiamo dimenticarci del corpo: due workshop di cucina giapponese (alle ore 10 e alle ore 15.30), condotti dalla Chef Michiyo Murakami, vi porteranno alla scoperta dei veri sapori della cucina nipponica. Verranno realizzati invitanti maki di salmone, tonno e verdure, saranno svelati i segreti della cottura del riso e di questo complesso tipo di cucina che sta conquistando sempre più seguaci in Italia. Una degustazione di pregiati tè cinesi e giapponesi, assieme a prelibati sake (organizzata dall’Associazione “La Via del Sake”) accompagnerà i partecipanti durante tutta la giornata, accanto all’esposizione e alla vendita di carpe Koi giapponesi. Jardecò infine, sponsor della 27a edizione della StraBra,
sarà lieto di accogliere con un goloso omaggio tutti i bambini che in mattinata hanno partecipato alla manifestazione sportiva: un’Ape gelataia preparerà gustosi coni e coppette che saranno distribuiti nel pomeriggio. Una “Festa di Primavera” nipponica, che permetterà quindi di trascorrere una domenica a contatto con la natura e le tradizioni di un
paese unico e meraviglioso come il Giappone.

condividi:

quando il silenzio è d’ oro

 

Aikido e il linguaggio del corpo

Durante una lezione di Aikido, è vietato ai praticanti di parlarsi tra loro. L’allenamento incomincia sempre con un saluto: per prima cosa l’insegnante saluta e ringrazia il “Kamiza”, un tempietto scintoista che rappresenta lo spirito degli antenati, successivamente Maestro ed Allievi si salutano tra loro. Il saluto, in se, è rappresentato da un profondo inchino eseguito da una posizione accovacciata. La comunicazione insita in questo gesto richiama immediatamente un’ attitudine all’umiltà.

La lezione, Keiko, può adesso avere luogo. La prima parte dell’allenamento consiste nell’ascoltare il proprio corpo in movimento. Una serie di esercizi per padroneggiare la corretta postura, per valutare lo stato delle articolazioni, per acquisire un rilassamento muscolare adeguato, per “pulire” i gesti da una serie di movimenti “parassiti”, conferisce al praticante la coscienza delle potenzialità del proprio corpo. Quale forma d’arte l’Aikido si serve del corpo dell’atleta come una tela e dei movimenti come la tavolozza dei colori. Ciò che si vuole esprimere, lo stato interiore dell’aikidoka, dev’essere comunicato, similmente al teatro No^, esclusivamente col movimento del corpo. Appare quindi ovvio che, così come, per avere un’alta potenzialità di comunicazione al livello verbale, è indispensabile avere una padronanza della lingua, per potersi servire al meglio di una comunicazione gestuale, deve esistere un’assoluta padronanza degli strumenti e, cioè, il corpo ed i suoi movimenti.

La seconda parte dell’allenamento è dedicata allo studio delle relazioni tra i praticanti. Tali relazioni, che nascono col pretesto dell’esistenza di un attacco ed una difesa, devono essere stabilite su un livello avanzato di comunicazione.

Ho già affermato che non dovrebbe esserci uno scambio di informazioni tra i praticanti a livello verbale.

La pratica di un movimento a coppie, similmente ad una danza, è uno strumento didattico finalizzato alla creazione di un’armonia tra gli individui.

Ma, sebbene i gesti siano ritualizzati in modo da essere ripetuti in maniera analoga ogni volta, le variabili che nascono da una situazione di dinamismo sono tante e tali che ci permettono di affermare che ogni tecnica è diversa dalla precedente.

Una situazione di ritardo da parte di uno dei due praticanti, uno stato di indolenzimento articolare o muscolare, la padronanza più o meno profonda del gesto, la stanchezza, sono solo alcune delle variabili da considerare. La comprensione della situazione in cui si sviluppa il movimento deve nascere da un dialogo tra i corpi degli atleti. Unicamente osservando lo sguardo del nostro compagno, la sua postura, il suo modo di respirare, l’intensità dei suoi attacchi, dobbiamo essere in grado di ricavare una serie di informazioni che ci consentano di relazionarci all’altro nella maniera più adeguata, entrando in sintonia con la comunicazione costante del suo Hara.

Fabio Branno

 

condividi:

Stage Yamada

 

Stage internazionale con il M°Yamada Yoshimitsu

28-29 Maggio 2011
Aikido – Stage Internazionale
Yamada Yoshimitsu, Aikikai Shihan, VIII Dan
Monza
Organizzazione: Shumeikai Italia

# Informazioni dettagliate
Consultare l’annuncio allegato, scaricabile anche dall’indirizzo internet
seguente:
http://shumeikaiitalia.altervista.org/download/YamadaMonza2011.pdf
Annuncio in inglese:
http://shumeikaiitalia.altervista.org/download/YamadaMonza2011en.pdf
Annuncio in francese:
http://shumeikaiitalia.altervista.org/download/YamadaMonza2011fr.pdf

# Organizzazione
SHUMEIKAI ITALIA – Associazione di Aikido
e-mail smkmilano@gmail.com
http://shumeikaiitalia.altervista.org/
Shumeikai Italia è un’associazione che riunisce dojo che seguono il modello
tecnico del M° Tamura Nobuyoshi, Aikikai Shihan, VIII dan (1933-2010).
Shumeikai Italia è membro fondatore del progetto A.I. – Aikido Italia.

# Calendario attività
Stages di Aikido, Iaido e Jodo in Italia
http://shumeikaiitalia.altervista.org/calendario.html

 

condividi:

kinomichi

 

Introduzione al Kinomichi

Introduzione al Kinomichi domenica 1 aprile 2012  orario 10-13   14-16
presso l’Associazione YogaSangha via Villa Glori, 6   –  Torino
L’incontro è rivolto sia a chi desidera avvicinarsi alla disciplina, sia a chi pratica già da più tempo.
Come è ormai consuetudine, nel corso dell’intervallo di pranzo sarà offerto un semplice e leggero buffet vegetariano. Se hai intenzione di partecipare, visto che la disponibilità di posti è limitata,  ti chiediamo cortesemente di prenotare telefonando al n° 011 6618844, dal lunedì al giovedì, ore 16-18, oppure inviando una mail a info@yogasangha.it.
Kinomichi Il Kinomichi, o metodo Noro, è una pratica d’affinamento del corpo e della mente basata essenzialmente sui principi dell’Aikido, da questo si differenzia totalmente per metodo e finalità. La relazione e il contatto con gli altri assumono un aspetto rieducativo del giusto tono muscolare volto ad un miglioramento generale della sensibilità. I movimenti sono suddivisi in due grandi classi simboliche che rispecchiano la tradizione Taoista della percezione della natura: terra e cielo. I due principi opposti del maschile e del femminile che costituiscono l’equilibrio dell’individuo e dell’universo. Il Kinomichi è stato creato dal Maestro Masamichi Noro, a Parigi nel 1979, è il frutto della fusione della tradizione marziale orientale con la sensibilità estetica della ricerca del benessere della cultura occidentale. Ancora quasi totalmente sconosciuto in Italia, fatta eccezione per gli specialisti della sfera motoria, il Kinomichi apre prospettive sorprendenti nel campo della ricerca della consapevolezza corporea e s’inserisce a pieno titolo fra quelle correnti filosofico-umanistiche che mirano ad una ricomposizione della scissione mente-corpo.

YogaSangha
Associazione di Pratica e Ricerca Yoga e Discipline Orientali
Via Villa Glori, 6 –10133–Torino
(zona Corso Moncalieri – Piazza Zara)
Tel. +39 011 661 88 44       info@yogasangha.it

 

condividi: