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le interviste di Ovo San, con il M° Nino Dellisanti

Ecco, dopo un tempo infinito ,ritornare le “INTERVISTE DI OVO SAN”…devo dire che avevo la necessita di migliorare e approfondire la mia esistenza Aikidoistika.
Oggi per Voi ho incontrato il Mestro NINO DELLISANTI 6° Dan Aikikai , partiamo con la presentazione..   
“Mi chiamo Dellisanti Gaetano anche se il nome con il quale sono normalmente conosciuto è Nino.
Inizio la pratica dell’Aikido nel 1980 sotto la guida del M° Gerbi.
Sostengo l’esame da shodan (1985) e nidan (1987) in FILPJ, organizzazione che, in quel periodo, poteva contare della guida, nell’indirizzo tecnico, del M° Tomita già allievo del M° Saito.
Nel 1987, ad uno stage intensivo di Aikido a Parigi il M° Tissier questo incontro, per me folgorante, rappresenta il punto cardine nella definizione del mio personale percorso di ricerca e crescita tecnica.
Nel 1989 mi viene offerta l’occasione di guidare il corso di Aikido nella Palestra Kanku Dai di Torino, è il secondo punto di svolta del mio percorso di praticante a proposito del quale, per il sostegno concreto, un autentico sentimento di gratitudine mi lega al M° Visentini.
Nel frattempo la partecipazione degli italiani agli stages francesi del M° Tissier diviene significativa per numero. In occasione degli stages estivi approfondisco la conoscenza con Maurizio Valle. Poco dopo con Nando Silvano e Franco Cuzzupè.
Nell’aprile 1992 insieme a Patrizia Corgiat fondo l’associazione Shisei e apriamo il Dojo di via Legnano 16: un sogno , una scommessa…
Sempre nel corso del 1992 supero l’esame da Sandan.
Nel 1996 il M° Tissier, su invito della LAM Uisp, esprime un opinione tecnica in seguito ad una prova di esame sulla cui base la LAM UISP certifica l’avvenuto passaggio a Yondan.
Nel febbraio 2001 l’Ado UISP mi attribuisce il Godan. Il Maestro Tissier mi conferisce il V Dan Aikikai nel 2007.
Il VI dan Aikikai mi viene conferito nel 2013.
Attualmente, dopo aver rivesto il ruolo di coordinatore della formazione insegnanti per il settore Aikido della Area Discipline Orientali UISP fino al giugno 2004, ed essere stato membro della Commissione Tecnica Nazionale Aikido ADO UISP aderisco all’associazione nazionale “Progetto Aiki” per rispondere, in concreto, alle nuove esigenze di diffusione che questa disciplina impone.
Insegno a Torino, Racconigi, La Loggia, Carmagnola in vari corsi; nella pausa pranzo, pomeridiani e serali ad adulti e ragazzi delle scuole medie.
In ultimo, ma primi nei miei pensieri, ringrazio tutti coloro che, nel corso del tempo, hanno seguito e seguono i miei corsi, ricordandomi costantemente il senso profondo delle parole di Miyamoto Musashi – “il Maestro è l’ago, l’allievo il filo”.

Bene , partiamo con le domande:
OVOSAN- Tu credi che ci siano molte differente tra l’Aikido di oggi , e quello di quando iniziasti tu?
NINO- “ Sostanzialmente credo di si, nel senso che quando ho iniziato eravamo ancora (come dire) nel momento pioneristico della diffusione dell’Aikido in Italia.
C’era molto entusiasmo e voglia di sperimentare, e voglia di intraprendere questa disciplina e come nei momenti pioneristici la mancanza di regole. Intendo con questo che al di fuori dell’Aikikai d’Italia i concetti di corso base e simili non esistevano, c’era la pratica e il conseguente piacere… meno preoccupazione e meno visione del futuro.
Non esistevano obiettivi chiari, se non quelli dei grandi ideali, si doveva “costruire un territorio”, un po’ come i pionieri nelle vaste praterie , non importava molto il metodo si usavano pistole ,fucili e si andava a caccia di Indiani e via discorrendo ….( ah ah risata ).
Poi, con il tempo, arriva la legge! E siamo diventati come gli sceriffi delle prime città del west, nascevano le regole e ci si indirizzava verso tecniche sviluppate in forme precise (mentre prima la pratica era un po’ “quel che accade, accade), Vi era un bisogno e questo si trasformò in “ questo è il corso di base questo è , e questo non è …. insomma un quadro di riferimento chiaro e scolpito.
Oggi siamo in una fase diversa, più evoluta, che presenta molti pregi. Si ritorna ad una differenzazione molto ampia della pratica stessa, che và dall’interpretazione spirituale a quella puramente di difesa tecnica. Molta conoscenza si è diffusa, i gradi degli insegnanti sono diventati significativamente alti grazie allo studio dei singoli e, come è giusto che sia, il background di ognuno indirizza le nuove ricerche e i sono diventati molti i Sensei che si possono seguire.
Tutte queste Vie sono compatibili, nel senso che non esiste giusto o sbagliato … tutto sta all’interno di questo grosso contenitore che chiamiamo AIKIDO. Non accettarlo è antistorico
In fondo si tratta di uno studio che non finisce mai, e che ti dà la possibilità di esprimere le proprie idee e passioni. Tutti lo dicono, salvo che non sempre si guarda al diverso da se semplicemente come diverso e quindi non necessariamente meglio o peggio.
OVO SAN- Tra i tre IDEOGRAMMI della parola AI KI DO, quale trovi sia più presente nella Tua vita quotidiana?
NINO – Far agire nel concreto della vita quotidiana la disciplina Aikido è davvero molto difficile. Per quanto mi riguarda nel corso del tempo sono arrivato a sposare un’idea dell’Aikido come “ IL METODO PER AFFRONTARE I CONFLITTI “ nel senso che, se guardiamo ai PRINCIPI DELL’AIKIDO (che sono principalmente etici e non tecnici), se stiamo a quei principi, allora stare dentro ai conflitti e affrontarli per risolverli sia fondamentale. Questo per Me, è l’impegno. Quando lavoro con i ragazzi nelle scuole o in altre situazioni, cerco sempre di tenere presente, quello che accade tra le persone…
L’Aikido è una METAFORA, una MESSA IN SCENA DI UN CONFLITTO, l’Aikido t’insegna che il conflitto è risolvibile senza che ci sia la distruzione dei due contendenti. Questo è quello che mi interessa e che costituisce la mia concezione della Via e che risponde ai miei personali bisogni. Non credo ad altre strade, (ma le rispetto) per Me questo è essere fedeli ai principi di O’SENSEI.
OVO SAN – Tu sei anche un’insegnante e praticante di JODO, è una conseguenza dell’Aikido o un percorso diverso, quali sono le affinità e le diversità tra le due discipline?
NINO- Ho iniziato il JODO, per cercare, attraverso un’altra disciplina, lo studio dello sviluppo delle scuole d’Armi, (non perché non fossi soddisfatto dell’uso che se ne fà nell’Aikido) ma perché penso che, attraverso un’altra disciplina si possa affrontare uno studio FILOLOGICO del budo!
Non importa se l’uso del Jo in Aikido derivi (come si dice) dall’uso della baionetta o altro. A questo livello sono solo diatribe. Mi interessa il “lavoro delle armi in un’altra scuola” …. Lavoro che tengo ben separato dall’Aikido. Ecco, questo mi ha aiutato a capire che esistono relazioni, mi ripeto, sono i principi generali che guidano le diverse Discipline, soprattutto quelle Giapponesi. Sono gli stessi, e quindi ho trovato delle possibili Vie di spiegazione per altre cose. Senza mai far confusione.
E’ come quando studi il Latino …. ti aiuta a comprendere meglio l’Italiano, nel senso che se non conosco il vero significato di una parola, vado alle sue radici (greco-latine) e ho uno strumento in più per comprendere il significato delle origini.
OVO SAN – Se l’Aikido fosse un’arte circense sarebbe?
NINO- LA CLOWNERIA …. ( ah ah ah risata tra di Noi )…. Non lo so…forse l’Aikido stesso è un’arte circense.
Ad oggi, restando seri, penso che l’arte circense sia fatta di grandi sacrifici e studio quotidiano, dopodiché, anche in Aikido si rispecchia lo stesso fascino dell’arte circense, dato dalle cadute dalla velocità dall’eleganza, è questo in un certo punto di vista è SPETTACOLO!
Come succede nell’arte circense, la ricerca della spettacolarità ha il suo fascino.
Dopodiché nel nostro caso, bisogna andare un pochino OLTRE, io credo che quando si fanno le cose con PASSIONE e INTENSITA’, esse diventino metafore per situazioni più complesse …
Io, credo che esista una Via del cuoco, una Via del maniscalco, la Via del surfista, la Via di COMPRENDERE SE STESSI a partire da qualsiasi cosa, quindi Aikido e Arte Circense sono un tramite comune , attraverso il quale sviluppiamo il Nostro Io, la Nostra persona.
OVO SAN –Hai un sassolino negli Zori che vorresti toglierti ?
NINO – Ma no ! ( riflessione …) diciamo che non mi piace la LOGICA MONOTEISTICA che tutti professano in questa disciplina, cioè, IL MIO AIKIDO E’ QUELLO VERO…..ecc ecc.
E’ una logica che noi occidentali abbiamo, perché abbiamo un solo Dio, siamo Monoteisti e vogliamo che sia così per tutto!
Però la pratica dell’Aikido è frutto di una disciplina POLITEISTA, anzi, addirittura senza Dei e tutto sembra Divino e via discorrendo…
Quindi la divisione delle Varie Scuole sono cose che ci siamo inventati e che non ci aiutano. Anzi…
Se fossimo veramente interessati al messaggio di O’SENSEI, (quello che il principio che l’Aikido sia una disciplina di PACE )… allora dovrebbe essere evidente che stiamo lavorando tutti, nella stessa maniera e con lo stesso scopo …. non importa come lo fai … non ci sono barriere, è il Principio che conta!
Io rispetto il lavoro di tutti, e non amo le polemiche sterili (tipo quelle che leggiamo sui social tipo face book ecc ecc..) dove si assiste al fatto che tanto anche se credi di non essere polemico di fatto … lo sei.
Bisogna credere nella possibilità di colloquiare senza necessariamente confrontarsi sul tappeto, costruire e non disgregare. Non credo che l’UNIONE nell’Aikido stia nel mettere sul tappeto tante persone diverse A LITIGARE. Ognuno, piuttosto, faccia ciò che crede giusto. Oggi tutti hanno conquistato una rispettabilità attraverso la pratica e il lavoro nei dojo che hanno costruito praticanti e hanno formato altri tecnici. Tutti hanno un ruolo nella “GRANDE MISSIONE”, guai se dimentichiamo la Nostra storia.
Io arrivo da una storia dove non c’era il GRANDE MAESTRO di riferimento, c’erano persone SIGNIFICATIVE, e io, ho ancora memoria di queste persone e non rinnegherò mai queste persone.
Il mio primo insegnante, il Maestro GERBI per me una pietra miliare nel mio percorso. Poi vi sono altre persone che ho conosciuto: il Maestro Filippini , il Maestro Gramendola e altri….mi domando quanta gente conosca i loro nomi e cosa hanno fatto. Non cito tutti ma quanti sanno che il una buon 50% dell’aikido in Italia nasce dall’impulso di questi Maestri che ci hanno dato la possibilità di praticare eche per molti , oggi, sono degli sconosciuti?
Poi c’erano polemiche anche allora, ma non importa …. noi siamo qui, perché qualcuno ha fatto quel lavoro e noi non dobbiamo dimenticarlo… dovremmo raccontare la Nostra Storia e invece si guarda solo al presente, e se vivi solo del presente non hai futuro.
Quindi chiudiamo l’ultima domanda ritornando alla Prima e così abbiamo chiuso il cerchio.
Credo cari amici che ci sia molto da riflettere su quanto detto sopra dal Maestro Nino Dellisanti.
Io lo ringrazio, per l’intervista e sicuramente lo rivedrò spesso e volentieri sul tatami approfittando della sua bravura.
Grazie a tutti per l’attenzione il Vostro OVO SAN reporter dell’Aikido.  

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osvaldo

Esoterismo e Aikido

Un altro interessante articolo scovato per voi.
Esoterismo e Aikido
Ottobre 2008 – di Francesco Arena

La consapevolezza è una delle pratiche piu’ difficili della nostra esistenza.
Essa deve soddisfare due grossi interrogativi: “chi siamo” e “perché siamo”.
Dare una risposta corretta è come trovare una giustificazione ed una finalità alla nostra vita.
La consapevolezza è quindi la totale coscienza di se stessi, di tutto quello che ci circonda, ed impone un corretto equilibrio tra noi ed il mondo esterno.

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osvaldo

lo spirito dell’aikido

LO SPIRITO DELL’ AIKIDO

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Di definizioni dell’Aikido e storie del suo fondatore ce ne sono a bizzeffe su internet. Ma spesso nelle parole e nelle descrizioni dotte si perde l’essenzialità primigernia che esso emana. L’Aikido presenta un fascino, un mistero tutto suo. Mai come nell’Aikido disciplina e filosofia avevano raggiunto un tale livello di compenetrazione. Va detto che le arti marziali in genere non sono semplici sistemi di combattimento. L’arte marziale è anche combattimento naturalmente. Ma è anche e soprattutto una disciplina di crescita interiore. Una via dell’equilibrio che deve ripercuotersi nel confronto con gli altri. Paradossalmente

 

progredire nelle arti marziali vuol dire, secondo molti maestri, considerare la violenza l’estrema ratio. Ed anche in quel caso solo per un fine più alto e mai col compiacimento della canaglia e del picchiatore, e sempre in proporzione al fine da raggiungere. Ma ancora prima della violenza c’è riportare la sincronia tra il corpo e la mente. La riscoperta dell’attenzione e di una fluidità dei gesti che purifica anche il processo mentale rendendolo meno fissativo. La canalizzazione dell’aggressività in qualche modo la trasforma in energia che non ingorga i processi del cuore. Ma nell’Aikido il livello esoterico e spirituale sembra giocara un ruolo ancora pioù potente che in altre arti marziali. O almeno raramente questi principi e simbolismi spirituali sono stati rivelati ed espressi così esplicitamente. L’Aikido con le parole del suo fondatore in un certo senso preme il piede sull’accellazione..

“L’Aikido è la Via dell’Armonia. Accomuna persone di tutte le razze e manifesta la forma originaria di tutte le cose. L’universo ha una sola fonte, e da essa sono fuoriuscite tutte le cose in uno schema cosmico. Alla fine della seconda guerra mondiale, si è reso evidente il bisogno di una purificazione profonda del mondo dalla sozzura e dalla degradazione, e per questo motivo è nato l’Aikido. Per eliminare la guerra, la falsità, l’avidità e l’odio, gli déi della pace e dell’armonia hanno mostrato il loro potere. Su questa terra, tutti noi facciamo parte della stessa famiglia, e dovremmo operare assieme affinché la discordia e la guerra scompaiano. Senza l’Amore, la nostra nazione, il mondo e l’universo saranno distrutti”..

L’Aikido vuole essere più radicale escludendo il “culto della morte” che è uno degli aspetti sotterranei di molta cultura marziale. Questo tema è complesso e più essere facilmente fraiteso. L’arte marziale è giustamente vista nella sua ricchezza e nel suo essere via di accrescimento umano, mentale , corporale. Ma nel DNA dell’arte marziale c’è sempre una qualche connessione con l’antica arte del combattimento, specie tra le arti marziali giapponesi e il Bushido, con la sua suggestiva visione del mondo. Lo specchio cromatico dell’antico mondo marziale era, nella sua ampiezza, anche uno specchio in stile karma-yoga, quasi azione-non-azione. Una sorta di lato oscuro se vogliamo semplificare all’estremo, che in alcuni momenti ha portato al culto del combattimento come opera d’arte, all’idea del sacrificio del guerriero impassibile. Il nichilismo sterile e abietto di un Mishida nasceva anche da uno delle radici dell’antico spirito marziale. Il brutale militarismo giapponesi, la sottomissione da schiavi all’Imperatore-Dio, la rigidità soffocante delle convenzioni, la radicalità del Kamikaze nasceva anche dal “culto della morte” che era una parte dell’antico spirito guerriero orientale. Del resto rivendicato con consapevole orgoglio da alcuni maestri e guerrieri del tempo antico. Qualche residuo del culto della morte non è mai del tutto scomparso dalle arti marziali, almeno come antica memoria inconscia, pur essendo stato il ruolo delle arti marziali, specie nella loro riscoperta degli ultimi secoli molto più “spinte” sul lato dell’accrescimento e dell’evoluzione spirituale. La mia impressione.. ed è un’opinione personale che si apre ai colpi di bazooka che vorranno lanciare i “puristi” delle arti marziali è che con Ushida e l’Aikido si attua la purificazione totale, il completo sradicamento di qualsiasi influeza e legame con il Culto della Morte. Ecco perché, ad esempio, la via dell’Aikido non è paragonabile alla via dei Samurai, che del Culto della morte è intrisa. Il Culto della morte diede vita all’estetica del sacrificio, all’estetica della morte eroica quasi come atto di teatro. Nel codice dei samurai, come in tanti altri testi di quelle epoche, si vagheggia un guerriero quasi inumano, liberato dalle passioni, indifferente nel vivere e nel morire. Soprattutto indifferente nel dare la morte. Anzi la minima esitazione a non dare la vita per il proprio signore feudale era indicata come debolezza intollerabile nel guerriero samurai. Ricordiamolo, i frutti marci del fanatismo guerriero del giappone moderno vennero da quel frutto sterile. La “gioiosa” morte di migliaia di giovani sull’altare di un culto idolatra venne anche da questo. I campi di concentramento giapponese dove vennero spediti i prigionieri dei paesi orientali conquistati vennero anche da questo. Con l’Aikido si giunge al completamento di un lungo percorso di purificazione. Già il Culto della Morte è sostanzialmente minoritario da lungo tempo nelle arti marziali. L’Aikido lo abbatte frontalmente. Nessuna conciliazione è più possibile con il tronco sterile, con l’arte del martirio, con l’estetica del dolore e del sacrificio, con il militarismo fanatico. L’Aikido si presenta come una forza al servizio della vita, una forza umanista. Come dice un maestro:

“Tutta la vita è una manifestazione dello spirito, la manifestazione dell’amore. E’ l’Aikido è la forma più pura di tale principio. Un guerriero ha il compito di fermare ogni contrasto e conflitto. L’amore universale opera sotto molte forme ; ogni manifestazione dovrebbe esser libera di esprimersi liberamente. L’Aikido è vera democrazia. Il vero Aikido consiste nel non sacrificare nemmeno uno dei vostri guerrieri per sconfiggere un nemico. Sconfiggete i vostri avversari mantenendovi sempre in una posizione sicura e inattaccabile ; solo allora non ci saranno perdite. La Via del Guerriero, l’Arte della Politica, consiste nel risolvere il problema prima che salti fuori. Implica la sconfitta spirituale degli avversari, facendo loro capire la follia delle loro azioni. La Via del guerriero genera armonia.”

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osvaldo

la festa dei bambini

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In novembre molti genitori portano i loro bambini ai templi scintoistici. Il 15 era il giorno di “Shici-go-san (settecinquetre)”; e i bambini portati ai templi hanno tre, cinque e sette anni; i genitori li portano per presentarli e ringraziare gli dei scintoistici della loro salute e del loro stato e per festeggiare insieme l’evento. L’origine di questa tradizione è riferita alla difficoltà di

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osvaldo

i nostri nick name e perchè…

Ognuno di noi ha un soprannome , ora non so se negli altri Dojo sia così, ma per noi è un modo simpatico per legare ancora di più quello che l’aikido ha consolidato.

ecco la list e la motivazione:

Ezio Sensei-  Sensette….perchè è più di un semplice sen-sei

Patrizio-  Patman….perchè aveva la macchina nera non essendo Batman divenne Patman

Alex- Mitraglia…da cintura nera di karate i suoi chudan tsuki arrivano uno dietro l’altro

Cristina- Cris… già un diminutivo mai suoi kote gaeshi ti mettono in cris…i

Fabio-  x-man… fa il radiologo ha l’X factor

Gianni- canetti o-toshi… i suoi attacchi di tosse convulsa sono leggenda ha la o-toss

Osvaldo- ovo san… inventato da Cristina per ridurre il nome fiscalmente il san si aggiunse

Domenico-the butcher…il macellaio adora il sankio…..farlo

Max-  il vice maestro… dato che Ovo è il segretario qualcuno doveva essere il vice

Nicola- Titti…. quando lavò il keikogj con la cintura gialla, divenne come Titti il canarino

Silvio- Ilvio… per non nominare sempre Berlusconi

Davide 1- Dabidet… a volte ti viene voglia di affogarlo li dentro, con le sue lezioni di vita

Davide 2- il Sic… somiglia al grande Simoncelli

Fabietto- allud’or… ha un problema con gli le unghie degli alluci, doloroso ahimè

Ivan- il rosso… per il colore del manto pelifero che lo riveste

Salvatore- centurione… non’è un gladiatore, è che le cose gliele spieghi 100 volte

Gabriele- jamal…in realtà Giamal ex kickboxing ti fà GIA-Male appena ti tocca

Carmelo-CLS… che significa Calcestruzzo percè ha due pale al posto delle mani

 

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osvaldo

i fotoromanzi di Ovo san

i samurai

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osvaldo

foto storica

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osvaldo

le interviste di Ovo san, con il M° Max Gandossi

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Ancor andar per eremi alla ricerca…ops scusate mi son fatto prendere da un’attacco di Dantismo, eh eh…. allora Amici carissimi , riecco il vostro Ovoreporter di nuovo all’opera .

Oggi siamo nella periferia di Milano ,a Sesto San Giovanni dove ho incontrato ( virtualmente ) per voi…il Maestro Massimiliano Gandossi IV dan di Aikido TENDO RYU

info@bushidokai.it       www.centrolistico.it

Intanto cos’è il Tendo ryu ?

Tendoryu Italia è la scuola di Aikido che rappresenta il Maestro Kenji Shimizu sul territorio Italiano. Questo stile è nato dopo la scomparsa di O’Sensei Morihei Ueshiba, il fondatore dell’Aikido. O’Sensei ha avuto tra i suoi ultimi allievi proprio il Maestro Kenji Shimizu (VIII dan).

 

ciao Max eccoci quà….

dunque inizia raccontandoci brevemente i tuoi inizi come sei venuto in contatto con l’aikido ,il tuo primo Maestro i ricordi dei tuoi compagni di allora…

Max:      Mi chiedi di raccontarti brevemente i miei inizi nel budo e nell’aikido. 

Ho iniziato a praticare judo a 5 anni imitando mio fratello maggiore (come in molte altre occasioni) e poi ho proseguito con il karate e ho iniziato a praticare aikido a 14 anni a causa dell’esaltazione provocata dal film di Steven Seagal “Nico”. Iniziai  con il Maestro  Jerome del filone Kobayashi in una palestra della mia scuola, un piccolo gruppo che poi , ridotto ad un lumicino in termini numerici sparì, per poi proseguire senza un granché di convinzione nel dojo dove facevo anche karate e judo, il maestro di judo aveva un po’ di esperienza aikidoistica e facevamo un lavoro (lo posso capire ora col senno di poi) funzionale al judo perchè il dojo cho non amava il tira e spingi di forza bruta del judo agonistico. 

Andai poi al dojo del Maestro Fujimoto  che frequentai davvero in modo saltuario e senza grandi risultati. Un inizio carriera davvero poco promettente! 

Non partecipavo agli stage ne facevo esami perchè ero troppo preso con il  karate e successivamente anche con la boxe e la kickboxing agonistica. Diciamo che il mio rapporto con la violenza allora proprio non aveva alcuna voglia di essere risolto! Ho inziato a fare arti marziali da bambino per imitazione, e ho proseguito per diversi anni poi, come credo la maggior parte di noi, ricercando il super potere per prevalere su potenziai aggressori. 

 

Poi finito il liceo sono emigrato in Inghilterra e successivamente in Irlanda dove invece mi sono immerso completamente nella vita di dojo, praticavo tutti i giorni più volte al giorno. L’accademia di Galway dove praticavo era diretta da un ex allievo dell’aikikai di N.Y. di nome Jerry Conolly, lui, il figlio Alex e un altro assistente di nome Paul, vi insegnavano mattino e sera ogni giorno e facevano un aikido sufficientemente duro e combattivo per sfamare il mio appetito di botte. Che dire un gran tira, spingi, schiaccia, spremi, gli atemi si sprecavano. Frequentato da soli uomini, prevalentemente addetti alla sicurezza, poliziotti e guardie giurate, il posto era chiaramente terreno fertile per questo tipo di pratica, e per quanto io potessi davvero sembrare fisicamente l’intruso della settimana enigmistica , me la godevo come un matto, avevo bisogno di quello.

Tutto è cambiato dopo che sono tornato in Italia, sono riapprodato nel dojo del Maestro Fujimoto dopo otto anni e con uno spirito completamente diverso anche perché con la nascita del mio primo figlio ho sentito molte cose cambiare dentro di me, molte tensioni sciogliersi. Così per cinque anni ho frequentato il dojo del Maestro con gioia, divertendomi e imparando moltissimo e affezionandomi molto anche a lui. 

Nel frattempo ho lasciato il lavoro che facevo in azienda e insieme a mia moglie ho aperto un centro di pratica di discipline olistiche e in seno a questo ho aperto il mio dojo per condividere la pratica e viverne anche la parte relativa all’insegnamento e la didattica, ho pensato di iniziare a mettermi in mare e remare come mi aveva suggerito il mio maestro irlandese, la bussola sarebbe apparsa e così è stato.

Siamo stati partecipi per alcuni anni delle attività organizzate dalla YomiShinTai di Aosta, rappresentanti del Kaishinkai britannico che conoscevo già per le mie precedenti esperienze inglesi e apprezzavo per il pluralismo di vedute e coesistenza di varie scuole.        

Sarò sempre grato a Raffaele, Adriano e tutti i loro assistenti per l’accoglienza e per il tempo passato insieme, abbiamo tutti imparato molto in quegli anni, così come è grande la mia gratitudine verso Stefano Bresciani di Leno che mi ha dato fiducia e mi è sempre stato vicino negli ultimi 9 anni nonostante tutti i cambiamenti e ribaltoni del caso, e lo è tuttora nel cammino comune di studio del Tendoryu.”

        Nel 2009 sono tornato in giappone con alcuni miei studenti principianti e siamo andati a praticare per una settimana all’hombu dojo con diversi insegnanti, in quella occasione siamo stati ospiti di Fujita sensei di Omiya , allievo di Endo sensei col quale è iniziata una bella amicizia, un mio studente è poi andato in altre due occasioni a praticare da lui.  

ecco dunque le 5 domande :

Ovo san: K.Shimizu ,tu sei il suo riferimento in Italia , cosa ti ha colpito di questo grande Maestro e del Tendo Ryu in particolare…

Max: Sempre un mio studente, Marcello un praticante particolarmente appassionato e costante un giorno si imbattè in un video di Shimizu Sensei e me lo girò scrivendomi ” guarda questo maestro è fantastico e mi sembra che faccia proprio quello che piace a te” . Così cercai su web per vedere se Shimizu sensei tenesse dei seminari in italia o in europa e trovai che il mese successivo sarebbe andato vicino a Bruxelles per uno stage, acquistai subito due biglietti aerei, uno per me e uno per  Marcello, e poi scrissi al Tendokan e agli organizzatori belgi per chiedere il permesso di partecipare, fortunatamente mi fu accordato e non dovetti buttare i biglietti aerei nella spazzatura! Andammo in nove a quello stage e con noi c’era la mia adorata amica ed ex studentessa di aikido  Kayoko, ora è tornata in Giappone ma per cinque anni è stata con noi al dojo. Lei fu un ponte di comunicazione importante in quella occasione, ci sedemmo al tavolo con il Maestro il quale volle sapere chi fossi e da quale scuola provenissi, così, iniziammo a parlare e lui mi propose di andare ai suoi stage, di studiare con lui in giappone. Così andai e iniziai a seguire i suoi seminari in Giappone, Germania, Slovenia, Belgio, Serbia e nel 2011 abbiamo organizzato il suo primo seminario in Italia, qui a Milano. Lo stage è stato bellissimo e abbiamo avuto il supporto e la presenza di studenti e insegnanti del Tendoworld provenienti da tante diverse nazioni. Quello che mi ha colpito di Shimizu Sensei a prima vista è la presenza, l’energia della persona, la bellezza, la dinamicità e la fluidità del suo aikido che mi fa venire in mente la spada giapponese, nei contenuti, nella sua bellezza elegante e terribilmente tagliente.

Conoscendolo quello che mi continua a colpire è la sua presenza energica in ogni momento che passiamo insieme, la sua volontà oltre che capacità di rivolgersi sempre al cuore delle persone senza temere di essere troppo diretto o frainteso, con naturalezza e forza. Sono alcune delle sue qualità che mi ispirano a imparare con entusiasmo e umiltà.

Forse per questo mi ha scelto come suo rappresentante in Italia, se ho una qualità che posso riconoscere senza falsa modestia è di non avere problemi a “vuotare la tazza” quando c’è da imparare, e lo faccio velocemente!

Ovo san : aikido ,yoga,iaido , tu pratichi tutte e tre queste discipline cosa hanno in comune spiritualmente secondo te…?                                                              

 

Max:La persona che le pratica e la sua evoluzione grazie ad esse. Ritengo che una persona che sceglie di praticare una disciplina debba esporsi ad essa, essere umile e aperto e cercare di mettere da parte prima possibile i propri dubbi e il proprio ego. Fisicamente sia lo yoga che l’aikido che lo iaido possono essere praticati in miriadi di modi diversi. Psicologicamente tutte e tre dovrebbero accompagnare lo studente per tutta la vita, sul sottile filo di rasoio che divide la pratica dal non attaccamento, entrambe caratteristiche indispensabili per avere risultati in termini di crescita spirituale nella via, ed entrambe ugualmente rischiose se si pende troppo da uno dei due lati! È vero in tutte e tre le discipline (probabilmente anche in altre) se si pratica troppo e non si dedica sufficiente attenzione al non attaccamento, al non identificarsi con gli orpelli dell’ego (pratica compresa!) si diventa rigidi e ottusi, se , al contrario ci si dedica solo al filosofeggiare e per paura di entrare in profondità di qualcosa non si pratica costantemente si diventa degli zapper della vita, e fisicamente si deperisce velocemente.

 

 Ovo san  :  tu vai in India a praticare yoga cosa ti affascina dell’Oriente oltre la spiritualità ?

Max  :  Direi decisamente le persone! Sia in Giappone che in India ho imparato molto osservando il comportamento delle persone. In Giappone ho imparato tanto dalla loro gentilezza, educazione, pulizia e rispetto dello spazio proprio e altrui, in India ho imparato dai loro sorrisi incuriositi dallo straniero, dalla voglia di conoscerti e di invitarti a casa loro proprio perché straniero, cosa ormai davvero anacronistica da noi, e anche dalle differenze che ai miei occhi di occidentale abituato alla propria società appaiono come stranezze o ingiustizie. Mi piace imparare da insegnanti che siano cresciuti nella società dove riti e liturgie delle discipline che studio sono parte integrante del tessuto culturale di origine, che vedono , vivono e praticano fin da bambini cogliendone un’essenza non interpretata dal filtro razionale, noi reinterpretiamo molto quando vediamo fare qualcosa dagli orientali qui, fare yoga in India e aikido in Giappone a mio parere sono esperienze importanti per chi ne è appassionato, e smontano tanti falsi miti e leggende infantili interiori, sostituendoli con esperienze vere, che hanno odori, suoni e colori e qualche volta anche dolori!

Ovo san : se l’aikido fosse un’animale mitologico , a chi penseresti?

Max : Penserei al cigno, Hamsa nella tradizione mitologica Indiana, esteriormente per la sua eleganza, perchè è bianco e perchè quando fa l’orripilazione mi fa venire in mente il kokyu e il kiai che trasmettono l’intenzione e l’energia tra i due praticanti. Interiormente, perchè nella mitologia indiana hamsa rappresenta il discernimento tra ciò che è buono e ciò che è velenoso, l’animale che è in grado di bere il latte nell’acqua lasciando quest’ultima e ingoiando solo il primo, che suggerisce di avere una mente sempre consapevole e attenta ai “veleni” che affiorano durante la pratica, negli anni, nella vita, per tutti!

 

      Ovo san : ora scegli la tua tecnica preferita , e descrivicela come fosse un dipinto ,le sue sfumature …

Max : La mia tecnica preferita? Devo anticipare che in generale preferisco il lavoro di ukemi a quello di nage , shite o tori che dir si voglia. Comunque scegliendo una tecnica che amo particolarmente praticare direi shihoonage come si presenta in tutti gli attacchi in relazione gyaku hanmi, in forma dinamica. I movimenti principali sono due tagli orizzontali e uno verticale e il corpo non smette mai di muoversi in modo fluido e rilassato lasciando che la “spada” possa tagliare col suo movimento che ricorda le pennellate dello shodo. Mi piace la continuità del lavoro dei due partner, l’essenzialità di contatto e squilibrio e l’armonia di corpo, respirazione, e sguardi che si crea col partner. Shimizu Sensei dice che Osensei riconosceva in shihoonage l’essenza dell’aikido assurgendola a tecnica base fondamentale, cioè che getta le basi per poter comprende tutto il sistema. Mi piace praticarne il tai sabaki anche da solo con il bokken per percepire le linee di taglio e poi “somatizzarle” per portarmele nel corpo durante la pratica, anche quando , con il partner ho bisogno di concentrarmi bene sull’awase o il kokyu.

Ovo san:      lascio sempre uno spazio libero per le tue conclusioni, dacci un consiglio sulla via della pratica.

Max : Recentemente sono stato in Germania per lo stage di  WakaSensei Kenta Shimizu, figlio del nostro Maestro, e lui ha usato un’immagine molto bella ed evocativa: i praticanti di aikido sono come due pietre che si levigano a vicenda e col tempo diventano sempre più preziose. Non due sassi che si scontrano fino a rompersi. Credo che la differenza che passa tra la prima e la seconda situazione sia da ricercarsi solo in questo: il shoshin. Quando studiamo e pratichiamo aikido dovremmo osservare l’insegnante con mente sgombra e aperta, senza riscrivere mentalmente ciò che vediamo secondo quello che “sappiamo già” e poi cercare di riprodurlo insieme al partner, così pratichiamo come due pietre preziose, così ci esponiamo all’apprendimento, così andiamo avanti.

 

Grazie ancora e ti mando un caro saluto, buona pratica e buon non attaccamento!

Max….

 

Naturalmente il mio ringraziamento al  Maestro Max Gandossi , per la sua disponibilità e la bella intervista , come sempre mi auguro di incontrarlo sul tatami nel mio pellegrinar per Doji, e vi lascio con un saluto speciale a Stefano Bresciani di Leno dicendogli …io credo nelle missioni impossibili!

ciao a tutti il Vostro OVO SAN

 

 

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osvaldo

le vignette di Ovo san

” PITUFAUS” animale mitologico che vive nel nostro dojo, e che non ha voglia di fare un c…..

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osvaldo

le nostre lady di Orbassano

un bell'omaggio alle ragazze dell'aikido Orbassano , Alessia e Cristina

 

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osvaldo