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Archivio mensile Agosto 31, 2012

lo Shintoismo

Shintoismo

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Lo Shintoismo o Scintoismo è una religione nativa del Giappone. Prevede l'adorazione dei Kami, un termine che si può tradurre come divinità, spiriti naturali o semplicemente presenze spirituali. Alcuni kami sono locali e possono essere considerati come gli spiriti guardiani di un luogo particolare, ma altri possono rappresentare uno specifico oggetto o un evento naturale, come per esempio Amaterasu, la dea del Sole. Il Dio dei cristiani in giapponese viene tradotto come "kami". Anche le persone illustri, gli eroi e gli antenati divengono oggetto di venerazione dopo la morte e vengono a loro volta annoverati tra i kami. La parola Shinto nasce dall'unione dei due kanji: 神 shin che significa "divinità", "spirito"(il carattere può essere anche letto come kami in giapponese ed è a sua volta formato dall'unione di altri due ideogrammi 示 "altare" e 申 "parlare , riferire"; letteralmente ciò che parla, si manifesta dall'altare. 申 ne determina anche la lettura) e 道 in cinese Tao ("via", "sentiero" e per estensione; in senso filosofico rende il significato di pratica o disciplina come in Judo o Karatedo o ancora Aikido). Quindi, Shinto significa letteralmente "pratica degli Dèi", "via degli Dèi". In alternativa a Shinto, l'espressione puramente giapponese — con il medesimo significato — per indicare lo Shintoismo è Kami no michi. Il termine "shinto" viene adoperato anche per indicare il corpo del nume, ovvero la reliquia presso cui il kami partecipa materialmente (per esempio una spada sacra).

Nella seconda metà del XIX secolo, nel contesto del Rinnovamento Meiji fu elaborato lo Shinto di Stato 国家神道 (Kokka Shintō?), che mirava a dare un supporto ideologico e uno strumento di controllo sociale alla classe dirigente giapponese, e poneva al centro la figura dell'imperatore e della dea Amaterasu, progenitrice della stirpe imperiale. Lo Shinto di stato fu smantellato alla fine della seconda guerra mondiale, con l'Occupazione del Giappone. Alcune pratiche ed insegnamenti shintoisti che durante la guerra erano considerati di grande preminenza ora non sono più insegnati o praticati mentre altri rimangono grandemente diffusi come pratiche quotidiane senza però assumere particolari connotazioni religiose, come l'Omikuji (una forma di divinazione).

Indice

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il KI e le sue forme

tratto da www.aikido milano.it

 

I vari tipi di KI

La parola più usata nell'Aikido

KI
la parola più frequentemente usata nell’aikido è KI questa parola è in diretto
contatto con la natura ed è usata ogni giorno.
Si racconta in oriente che all` inizio vi era il caos.
Dal caos ebbe inizio gradualmente le forme del Sole, la Terra, la Luna, e le Stelle.
Noi conosciamo perciò tutte le cose che nacquero dal KI.
Il KI stesso non ha ne inizio ne fine, ne aumenta ne diminuisce,
nonostante le sue forme cambino, egli non cambia.
Noi possiamo vedere molte cose attorno a noi, tutte fatte dal KI e quando esse perdono
la forma, i loro elementi ritornano al KI.
L’Aikido è la congiunzione della mente con la potenza cosmica del KI.
I luminosi significati del KI sono usati nelle nostre giornate quotidiane?
Un buon o cattivo sentimento, timidezza, vigore, coraggio questi sono i termini
usati in ogni nostra giornata.
in ogni parola o atto, KI ha una parte integrale.
Se si priva un corpo del KI, esso muore.
Il corpo è attaccato al KI e perciò s’invigorisce
Al contrario, quando il corpo si separa dal KI esso s’indebolisce .
Nell’allenamento dell’Aikido, dobbiamo sforzarci per trovare il filo che congiunge
il corpo al KI. Perciò dobbiamo capire bene il profondo significato del KI.

KI- WO- NERU ( esercitare il KI )
Questo esercizio sta nel credere che il corpo è attaccato al KI dell’universo.
Si deve considerare l’ombelico come il centro del corpo, e realizzare il KI dall’interno di esso.
Bisogna esercitarsi in ogni movimento.

KI – WO – TOTONOERU ( prepara il KI )
Mantieni la mente sull’ombelico, mantieni la respirazione calma e rimani pronto
per muoverti in ogni direzione.

KI – WO – DASU ( realizzare il KI )
Se consideriamo un braccio nella fase di rilassamento e pensiamo che la nostra
potenza scaturirà proprio attraverso di esso, lo vedremo diventare molto forte e si piegherà difficilmente. Se tu credi che il tuo KI sta scaturendo, esso si è realizzato
Per esempio :
se mentre stai passeggiando qualcuno ti aggredisce alle spalle e tu mantieni il KI
internamente, la mente si trascina dietro il tuo corpo e l’attaccante sarà in grado di batterti
Se realizzi il KI, e la mente è davanti al tuo corpo egli non sarà in grado di spingerti
alle spalle ma verrà respinto dalla sua stessa pressione.
Il KI è simile all'acqua sorgiva, quando il tuo KI scaturisce, il tuo avversario non avrà
più potere su di te.
Ferma la corrente del Ki e sarai preda del tuo avversario.
Se vuoi capire la non resistenza e la non aggressione, essenziali principi dell’Aikido
devi innanzitutto praticare la realizzazione del KI

KI – NO – NAGARE ( la corrente del KI )
Ogni volta che realizzi il KI dondolando le braccia, tu descrivi un cerchio o una linea che assomiglia al corso di un ruscello.
Se fissi un punto sul terreno e usi un asta come raggio, disegnerai un cerchio.
naturalmente l’asta deve essere tenuta rigida, altrimenti il cerchio non sarà perfetto
Se manteniamo sempre il KI sull'ombelico le mani si muovono in cerchio.
Se il KI è realizzato sporadicamente, la tua forma diventa imperfetta e perdi il potere
Muovi il corpo, come se muovessi l'ombelico, e vedrai che le mani disegneranno dei cerchi.

KI – WO – KIRU ( interrompere il KI )
Interrompere il KI significa tagliare la corrente del KI .
Se la tua mente si ferma e mantiene il KI internamente anche per un secondo, la tua forza si ferma.
Analogamente una volta spinto un carro, lo si può far proseguire senza sforzo,
se ci fermiamo dobbiamo nuovamente lottare contro la forza d'inerzia, per rimetterlo
in movimento.
Se non interrompiamo il flusso del KI possiamo unire il nostro potere al suo e potremo
guidarlo dove desideriamo verso l'annullamento della sua aggressività.
Se interrompiamo continuamente il flusso del KI, l’avversario avrà il sopravvento su di noi.

KI – GA – NUKERO ( perdere il KI )
Perdere il KI significa dimenticare l'ombelico e non essere in condizione di realizzare
il flusso del KI.
Quando sei stanco o scoraggiato la causa è la perdita del KI.
Non riuscirai in nessuna cosa se perderai il KI

KOKYU
Ci sono molte tecniche comprese nel Kokyu Nage con numerosi movimenti e variazioni.
Kokyu è movimento del corpo seguito dal KI, se eserciti bene il Kokyu il corpo
è unito alla potenza del KI e i tuoi movimenti saranno corretti.
Nelle arti del Budo si usa la parola forte potere, ma nell'Aikido si usa forte Kokyu.
Kokyu Ho è la via che guida gli altri con il Kokyu.
Kokyu Nage è l'arte dello sconfiggere gli altri per mezzo del Kokyu

HAMNI
Stare di fronte all'avversario nella posizione Hamni.
Se stai di fronte a lui con i piedi uniti la tua mente sarà fissa su di essi a avrai difficoltà
nel muoverti quando ti attacca
Star con un piede in avanti ti permette di avere una posizione stabile e puoi muoverti
rapidamente usando entrambi i piedi in armonia un con l'altro.
Questa posizione non ti farà perdere il centro, devi pensare con la mente e non con le
gambe cosi potrai difenderti da attacchi che provengono da ogni direzione

MA AI
(la distanza che unisce) MA = porta AI = unione
In un reale combattimento la distanza fra te e il tuo avversario è importante.
Se ti avvicini troppo non puoi muoverti e sarai attaccato. Tenere la giusta distanza fra te e lui si dice MA – AI. Se tu realizzi sempre il KI, capirai naturalmente come fare MA – AI in accordo con il tuo corpo.
Se spingi il KI in avanti perderai Ma – ai.

ORENAI TE
E’ chiamato ORENAI TE quando realizzi il KI nel braccio ed è difficile piegarlo anche se non metti alcuna forza.
Se tu sei forte solo quando metti forza sarà inutile quando improvvisamente qualcuno ti piegherà il braccio o ti attaccherà.
Sii rilassato ogni momento e sarai forte ogni momento.
Non dipende dall’angolo del braccio, se continui a realizzare il KI il tuo braccio sarà impiegabile.

FUDO NO SHISEI
Equilibrio stabile non significa non muoversi con facilità, ma mantenere la mente sull’ombelico.
Rilassando il corpo e unendolo al KI, ciò significa che la mente non è disturbata, quando ti muovi, mente e corpo devono muoversi coordinatamente.

IRIMI
Quando la potenza del tuo avversario sta venendo verso di te e la tua contro di lui ci sarà una collisione e il più forte vincerà.
IRIMI è la via dell’avanzare verso l’avversario non per incontrare la sua resistenza ma per guidare la sua potenza.
Per capire IRIMI devi mantenere il punto uno e il braccio impiegabile altrimenti non potrai far si che IRIMI lavori per te.
IRIMI è l’arte speciale fondata unicamente per l’aikido.
IRIMI dimostra direttamente il principio dell’arte della non resistenza, permettendoti di guidare la potenza dell’avversario contro lui stesso anche se è molto più forte di te.

TENKAN
TENKAN è il modo di guidare la potenza dell’avversario senza fermarla, girando il tuo corpo quando sta venendo nella tua direzione.
Nel IRIMI (positivo, cielo, pieno) devi muoverti con forza, ma nel TENKAN (terra, negativo, vuoto) devi eseguire dei movimenti circolari come un vortice.
Con i movimenti del TENKAN puoi risucchiare la potenza dell’avversario e guidarla allo scioglimento, in modo che egli sia in tuo potere.

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Ikebana l’arte dei fiori recisi

Ikebana

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Un Ikebana

Ikebana (生け花 o いけばな) è l'arte giapponese della disposizione dei fiori recisi, anticamente conosciuta come Kadō (華道 o 花道).

La traduzione letterale della parola Ikebana è "fiori viventi"[1], ma l'arte dei fiori può essere anche indicata come Kadō, cioè "via dei fiori", intendendo cammino di elevazione spirituale secondo i principi dello Zen.

La storia

L'Ikebana è un'arte molto antica, ha le sue origini in Oriente (India, Cina) ma solo nel complesso artistico e religioso del Giappone ha trovato il terreno fertile per il suo sviluppo trasformandosi, da iniziale offerta agli dei, in una multiforme espressione artistica, frutto e riflesso della cultura del momento. Le sue origini risalgono al VI secolo d.C. e cioè al periodo in cui il buddhismo attraverso la Cina e la Corea penetra nell'arcipelago nipponico introducendo l'usanza delle offerte floreali votive. In origine l'arte dei fiori era praticata solamente dai nobili e dai monaci buddhisti, che rappresentavano le classi elevate del Giappone, e solo molto più tardi si diffuse in tutti i ceti diventando popolare con il nome di Ikebana. Il primo stile, piuttosto elaborato, fu il Rikka che comprendeva la presenza nella composizione di ben sette elementi: i tre rami principali e i quattro secondari. In seguito venne elaborato uno stile più semplice, il Nageire. A questo seguì il Seika, una specie di Rikka semplificato, meno austero del Nageire. In epoca moderna ogni scuola adottò un proprio stile personale e si cominciarono ad usare anche vasi bassi dal bordo poco elevato, elementi vari come sassi, rami secchi ed altri materiali naturali.

I materiali

Tutti gli elementi utilizzati nella costruzione dell'ikebana devono essere strettamente di natura organica, siano essi rami, foglie, erbe, o fiori. Nelle composizioni dell'Ikebana rami e fiori sono disposti secondo un sistema ternario, quasi sempre a formare un triangolo. Il ramo più lungo, più importante, è considerato qualche cosa che si avvicina al cielo, il ramo più corto rappresenta la terra e il ramo intermedio l'uomo. Così come queste tre forze si devono armonizzare per formare l'universo, anche i fiori e i rami si devono equilibrare nello spazio senza alcuno sforzo apparente.

Le scuole

La sede della scuola Ohara a Tokyo

Le scuole più famose, ognuna col proprio stile, sono: Ikenobo, Ohara, Sogetsu.

Un capitolo a parte è costituito dalle composizioni che vengono preparate per la Cerimonia del tè o Cha no yu, che sono di solito di dimensioni molto contenute e vengono designate come chabana, cioè fiori per il tè.

La diffusione in Italia

L'ikebana inizia a diffondersi in Italia all'inizio degli anni '60 del Novecento, periodo in cui vengono pubblicati i primi manuali in italiano a cura di Jenny Banti-Pereira e Evi Zamperini Pucci.

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l’armata brancaleone

ecco  quà un esempio di armata brancaleone, immortalata dalla macchina fotografica di Katiuscia (maria elena)..ricordate chi c'era ha sudato come un cavallo..

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anche in vacanza…

il mio pensiero va a tutti voi, non vedo l'ora di ricominciare….nel frattempo rilassatevi

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Riflessioni di mezza estate

Sarà il caldo, sarà la nostalgia del quotidiano allenamento ma le riflessioni continuano a stimolare.

Questo stralcio tratto dal libro di Takuan Soho, "Sogni", edito da Luni Editrice, mi riporta all'obbiettivo che mi sono posto per il prossimo anno aikidoistico. So che sarà difficile da perseguire ma voglio impegnarmi nel tentativo.

Takuan Soho fu un monaco Zen vissuto tra il 1573 ed il 1645.

"La Mente Corretta è quella che non si ferma in nessun luogo. E' quella che si estende su tutto il proprio corpo, consapevole di sé.

La Mente Confusa è quella che, ripensando a qualcosa, si congela in un luogo.
Appena la Mente Corretta si congela, diviene immediatamente Confusa.
Smarrirla, significa perdere funzionalità, immediatezza, lucidità, riflesso.
Per questo è fondamentale non perderla mai.
Non fermandosi in nessun luogo, la Mente Corretta è simile all'acqua.
La Mente Confusa, invece, è come il ghiaccio.
Ghiaccio ed acqua hanno la stessa essenza, ma col ghiaccio non ci si può lavare né dissetarsi.
Ma appena esso si scioglie torna a fluire, a dissetare, a purificare.
Torna a scorrere ovunque.
Quando la mente si paralizza su una cosa, essa diviene ghiaccio e non può più essere usata liberamente.

Preserva una Mente Corretta.
Fa che essa possa fluire libera dove serve e fa che nulla possa catturarla."

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