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le interviste di Ovo San,con il M° Pino Gramendola

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Amici Aikidoki carissimi, ecco qua  l’intervista “ SPECIALE “,che, Vi avevo promesso….oggi Ovosan nelle vesti di reporter  incontra “Virtualmente “ (Si fa per dire…) il mio Direttore Tecnico il Maestro PINO GRAMENDOLA, siamo nella nostra Torino, è il Maestro Pino ( 6° Dan e fondatore dell’ Associazione AISHIN)è uno dei Grandi dell’ Aikido Italiano scoprirete il perché seguendo le sue parole…

Allora Maestro, intanto come da copione la storia della Sua vita Aikidoistica,poi …le domande.

 

Ovo San buondì piacere di raccontare ,cercherò di sintetizzare 49 anni di attività..

Ho iniziato la pratica dell’aikido nel 1964 (per pochi mesi metodo Mochizuki)  presso la palestra ” Accademia Doyukai” di Torino.

Ero andato con amici a vedere il Karatecon il quale a detta di un istruttore avremmo imparato a “rompere tavolette mattoni etc.”

All’atto dell’iscrizione sento dei rumori particolari, vado a vedere .. erano Aikidoka, mi sono iscritto immediatamente.

Ho subito fatto amicizia con diversi praticanti fra cui Ugo Gorgoni, il nostro riferimento era Clara Gamba che ha iniziato ad avviarci alla conoscenza dell’Aikido.

Con l’ Aikikai arrivò il Maestro Kawamukai io ero cintura arancio, avremmo potuto mantenere il grado, ma assieme ad Ugo preferimmo tornare a cintura bianca.

iniziammo così il nostro cammino partecipando a tutti gli Stage con i Maestri Tada e Kawamukai, avevamo fame di tecniche e di pratica, tutte le sere, sabato alle volte Domenica … sempre Aikido!

Dopo anni Ugo Gorgoni e Clara Gamba si ritirarono, io continuai;

divenni capo con grandi opportunità di apprendimento, lezioni e Stage in Italia,  Francia, Germania, Svizzera.

Era un momento fantastico, esaltante, un’esperienza unica ed irripetibile.

L’arricchimento fu notevole Masetti, Marcotulli, Filippini, Chierchini, Grande ed altri ancora….vivevamo questa magnifica avventura.

Un particolare ricordo e saluto affettuoso al mio amico Ugo Gorgoni con il quale ho condiviso tutti i più bei momenti, le fatiche dei lunghi viaggi, le rinunce….

Divenuto Maestro alla Doyukai ho formato oltre 50 Istruttori ( i loro nomi sono citati alle pagine 41/42 del libro “Cercando l’essenza dell’Aikido” , scritto dal compianto Santino Rigoli.

Molti insegnano, tantissimi hanno smesso, qualcuno purtroppo è mancato.

Inoltre ho avviato e seguito l’Aikido in Piemonte, Valle d’Aosta, a Modena, in alcune città della Sicilia e della Puglia.

Successivamente purtroppo ci fu una scissione per divergenze organizzative, la Federazione cambiò in UISP ma le cose non andarono come ci si aspettava, né i principi di insegnamento erano in linea con i miei principi, così spinto da molti allievi “veterani” (Marchisella, Guagnano, Rossi, Gianadda, Ciani, Bortoletto….) mi dimisi da Direttore Tecnico UISP e nel 1988 fondai l’Associazione Aishin ( Armonia)il simbolo che ci rappresenta è quello  dell’ AI.

Un sogno divenuto Realtà: Aikido e basta!

L’ Aishin è trasparente e semplice, poche ma severe regole di convivenza, ricerca esasperata di una sempre migliore preparazione anche per chi desidera confrontarsi con gli impegnativi esami di Kyu e Dan tenendo anche in considerazione età e stato di salute dell’Aikidoka.   

Ovo san:

 1- Nel mondo dell’ aikido italiano sono molti i maestri che hanno fatto dell’aikido la loro professione e grazie alla sempre maggior diffusione di internet sono costantemente sotto i riflettori.

Lei invece ha scelto una Via più riservata, nonostante le venga riconosciuto un elevato profilo tecnico.

Perché questa scelta?

 

M° PINO:

Principalmente perché non ho mai ritenuto l’Aikido un mezzo per ottenere “fama e popolarità” devo sentirmi libero di poter operare le mie scelte incondizionatamente da fattori esterni nel puro interesse dell’Aikido; penso che oltre ad essere un bellissimo sport sia soprattutto una disciplina per l’accrescimento personale che avvolge e assorbe completamente, a volte in uno stato assoluto di riservatezza fondamentale per la pratica sul Tatami unitamente a costanza e dedizione tutto ciò applicabile anche alla vita di tutti i giorni.

Inoltre le vicende vissute con altre Federazioni, l’imposizione di seguire il Maestro in “voga” al momento che dispensava modifiche alle tecniche come fosse Legge..  (tutto quello fatto finora? …Perso!) ottenendo la divisione in tanti piccoli gruppi uno in contrapposizione all’altro, questo per me non è AI (unione) e non è mai stato in linea con il mio concetto di Aikido.

Ovo San:

2- Lei è stato allievo di Kawamukai e di Tada due pilastri dell’Aikido, qual’è l’eredità che ha saputo cogliere , e che, vorrebbe trasmettere a noi sbarbatelli?

 

M° PINO:

Due Pilastri indubbiamente, quello che ho ricevuto da loro e vorrei trasmettere con il cuore è Umiltà nella pratica, Dedizione, Disciplina Interiore, Energia.  

 

Ovo San: 

3- Se l’aikido fosse una stagione, per lei Maestro che stagione sarebbe?
M° PINO:

Sicuramente la Primavera, ogni anno si porta via l’Inverno rinnovando la natura.

 

Ovo San:

4- Lei ci ricorda sempre che gli stage, sono importanti per imparare condividendo con gli altri Uchideshi. Lei ne ha capitanati migliaia, ma come Uchideshi quale ricorda come fondamentale per la sua esperienza personale?

 

M° PINO:

Ricordo con nostalgia molti Stage uno in particolare il Maestro Kawamukai diede a tutti un esempio di umanità ed umiltà che mi ha fatto comprendere appieno la “VIA”

 

Ovo San:

5- Al di fuori del mondo dell’aikido, c’è un’atleta di qualsiasi altro sport o disciplina che ha ammirato e che le è rimasto nel cuore?

 

M° PINO:

In particolare Mennea, l’ho incontrato una sola volta ed il suo atteggiamento la dedizione la ripetizione del suo gesto atletico la naturalezza mi ha colpito particolarmente

 

Ovo San.

ecco di solito finisce quì, ma Lei Maestro è un ‘occasione troppo ghiotta per non chiedele un pubblico consiglio per chi, volesse avvicinarsi al mondo dell’Aikido,

quale consiglio darebbe?

 

M° PINO:

Consiglio per l’Aikido..bene.

Procurarsi il libro “Cercando l’essenza dell’Aikido” poi recarsi in un Dojo, osservare le diverse discipline, l’Aikido è Folgorante si comprende subito se fa per te, L’Aikido non accetta compromessi chiede molto ma con il tempo ti ripaga in modo completo, sembra di non finire mai di imparare in realtà è una continua evoluzione.

 

 Ovo San Arigato

Pino

 

P.S. Caro Osvaldo, non ho mai scritto così tanto di Aikido per te l’ho fatto volentieri se è troppo lungo aggiustalo tu come ritieni opportuno, grazie per l’intervista

 

Caro Maestro Pino, mi guarderei bene di cambiare una sola virgola del suo pensiero, perché come i GRANDI MAESTRI che Lei sopra a citato, ogni virgola della vostra Via Aikidoistika è per me, ma per quelli come Noi  che amiamo la nostra ARTE fonte di insegnamento.

Anzi ci riteniamo fortunati di Avervi Incontrati , la Nostra speranza è , non quella di imitarvi ma quella di comprendere il Vostro lavoro.

 Ovo san

 

 

 

 

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le vignette di ovo san

viva Marquez campeon del mundo motogp

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le interviste di Ovo San, con il M° Stefano Bresciani

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Amici Aikidoki, eccoci di nuovo in azione…il Vostro Ovoreporter Vi accompagna oggi in quel di Leno  cittadina alla periferia di Brescia, città delle rondinelle. Qui ho “Virtualmente” incontrato un mio vecchio amico “Virtuale” (oh nel vero senso della parola, io e Stefano siamo amici virtuali da un po di anni) il mitico  STEFANO BRESCIANI scuola Tendo ryu, praticante di Iaido e con un passato da Karateka..         Ciao Stefano, ti ringrazio della presenza nel mio girovagare tra i portatori di Hakame…

Ma subito le domande..le mitiche 5…

  1. Ovosan:  Tu parli sempre di portare la Luce, sulla Via del Budo qual è il personaggio che ha influenzato il tuo pensiero?

Stefano : Nessuno in particolare ha “influenzato” il mio pensiero, nel senso di aver condizionato l’idea che ho maturato negli anni riguardo al Budo. Preferisco dire che molte persone hanno “forgiato” il mio carattere, la mia personalità e il mio modo di praticare/intendere il Budo. Ne dovrei citare almeno una decina, tra maestri e scrittori, però mi voglio soffermare sull’unica vera persona, incontrata sinora, che come praticante e come Uomo ha illuminato concretamente il mio cammino, un bel dì d’autunno di dieci anni fa.

 

Nel 2003 ho conosciuto Franco, in quell’anno un arzillo 74enne che mi aprì la porta dell’Aikido… Ora di anni ne ha 84 e nonostante una brutta operazione in cui lo davano già per spacciato, è tornato a calcare i tatami. Franco mi ha fatto capire l’importanza dell’essere costanti, del prendersi un impegno seriamente per la vita, del dare priorità alla propria salute e al divertimento più che all’apprendimento per chissà quale traguardo…

 

Franco infatti raramente si è perso una lezione, raggiunge in bicicletta il dojo anche in pieno inverno e torna in fretta dalla moglie, da tempo malata, per cucinarle il pranzo. Per me è un vero samurai moderno, un raro esempio di benessere allo stato puro, a livello fisico, mentale e spirituale. Grazie a lui ho trovato ciò che a lungo stavo cercando: ho superato problemi fisici che mi avevano impedito (fortunatamente) di proseguire come atleta agonista di Karate, ho aperto la mia mente verso nuovi orizzonti ma è soprattutto grazie a Franco che ho capito l’importanza dell’anima. È Lei che ho scelto di ascoltare per trovare ciò che mi appassiona, che mi fa battere il cuore, quel centro emozionale che a piccole dosi ho scelto di donare a chi mi accompagna lungo il cammino dell’esistenza.

 

  1. Ovosan :    Budo è più marzialità o pura filosofia?

StefanoBudo è semplicemente Budo. Comprende tutto ciò che uno si aspetta di trovare nella pratica delle arti marziali giapponesi, o meglio ciò che un buon dojo gli dovrebbe far trovare…

 

Qui non si parla di sport e agonismo, si parla di “arte marziale” nella più pura accezione del termine. Qui non si parla di combattere ma di confrontarsi a livello psico-fisico e a lungo andare anche spirituale, sia con se stessi sia con gli altri. Dalla marzialità della pratica emergono tutti gli aspetti filosofici propri dell’arte, che vanno ben oltre i principi tecnici. Ti faccio un esempio: maai e metsuke. Due concetti apparentemente comprensibili per gli “addetti ai lavori” siano essi aikidoka, kendoka o karateka. In profondità celano però due modi di intendere il confronto tra praticanti ben più di una mera relazione tecnica. Diventa una relazione tra due anime.

 

Metsuke viene tradotto a livello esteriore come “osservare, guardare” ma significa anche comprensione dell’animo umano, che può inibire un attacco già solo grazie all’espressione degli occhi, nel leggere l’intento di chi abbiamo di fronte.

Il celebre Miyamoto Musashi – nel “Gorin no sho” – descrive una caratteristica intrinseca del metsuke, il kanken (guardare con due occhi). Egli afferma che «kan (vedere dentro o attraverso) dev’essere più importante di ken (guardare). Questo significa che nel guardare l’avversario, il kendoka deve cercare di penetrare la sua mente e non deve dare importanza al suo aspetto esteriore, intendendo con ciò la corporatura, l’armatura che indossa e la sua abilità tecnica.»

 

Maai si riferisce invece alla gestione spazio-temporale dello scambio marziale tra uke e tori, si studia il corretto tempismo e la distanza:It literally means “harmony of space”. letteralmente però significa “armonia dello spazio”. It mainly consists of keeping the correct distance and maintaining correct body position and direction. Per instaurare armonia con un’altra persona dobbiamo prima averla dentro di noi. Quando pratichiamo con un compagno dobbiamo in primis “prendere la giusta distanza” dalle nostre paure e limiti, dal nostro ego che spesso ci invita a fare una tecnica per dimostrare a noi stessi (oltreché al maestro e al compagno di turno) di saperla fare. In realtà dovremmo eseguirla col giusto maai dal nostro ego e solo in un secondo momento, filosoficamente parlando, riusciremo ad armonizzare il nostro io con quello altrui.

 

Nel Budo c’è tutta la filosofia che ho sempre cercato, solo che risulta difficile da applicare nel quotidiano, ovvero portarla dal dojo al posto di lavoro, a casa o nel mondo del web. Io ci provo, ogni giorno, riportando in BudoBlog la filosofia che ho applicato alla mia vita…

 

  1. Ovosan:  Aikido, Iaido e Karate-do: quali differenze ci sono nell’approccio mentale?

Stefano  :  Spesso già nella stessa arte marziale vi sono differenti approcci mentali, però ritengo, per esperienza diretta in queste tre discipline, che il praticante può mirare al medesimo approccio, quando si parla di Budo. Intendo dire che, pur avendo principi talvolta diversi, ogni arte marziale di stampo nipponico potrebbe condurre la mente esperta a un unico sentiero, non a un trivio!

 

Dopo alcuni anni di pratica ci si rende conto se manca qualcosa, non tanto nell’arte quanto nel metodo/scuola o maestro che stiamo seguendo. L’attento praticante vuol riempire quel vuoto, poiché non va al dojo tanto per trascorrere un paio d’ore tra amici, tirarsi due cazzotti o realizzare il sogno di indossare una cintura nera. Non credo proprio, perlomeno non è mai stato così per me.

 

Ho sempre cercato di dare il massimo, non sempre ci sono riuscito ma quello è il mio atteggiamento. Indipendentemente dall’arte, dalla scuola o dal maestro seguito, quando ripasso certi kata di Karate-do il mio approccio è identico a quello nei panni di Iaidoka. Zanshin, rispetto e massima dedizione in ciò che sto facendo, ricerca della gesto perfetto, del giusto ritmo, ecc. Quando pratico Aikido è la stessa cosa, con una difficoltà maggiore. Qui il mio approccio deve fondersi sinergicamente con quello di chi ho fronte, con cui mi sto relazionando. Se uno dei due ad esempio è svogliato, stanco o che altro, difficilmente riusciremo a esprimere il miglior aiki… non credi?

 

 

  1. Ovosan:  Definisci Ai-Ki-Do accostando ogni ideogramma ad un colore…

StefanoInteressante domanda Osvaldo, davvero originale e non così semplice. Questa necessita di profonde riflessioni poiché prima d’oggi non ci avevo mai pensato… e di certo non voglio sparare colori a caso!

 

Vediamo: provo a chiudere gli occhi e pensare all’ideogramma “AI” dell’armonia… vedo un bel prato verde esteso per centinaia di metri e i miei lunghi piedi che vi camminano sopra… una bellissima sensazione di pace, serenità e armonia. Non potrei pensare ad altro colore se non al VERDE.

 

Ora penso al mio kanji preferito, il “KI” della linfa o energia vitale. Proprio in questo periodo mi sto soffermando sull’ideogramma che rappresenta il “vapore che sale dal riso in cottura”. Bellissima immagine che riaffiora anche oggi nella mia mente, stupefacente! Sento il divampare di questo impalpabile vapore su tutto il mio viso. Non ne vedo il colore.. posso dirti trasparente? Va bene dai, se devo proprio accostare un colore, diciamo che fino a poche settimane fa avrei risposto ROSSO senza esitare un attimo (energia vitale = rossa come il sangue in gran parte delle culture). Ora invece dico BIANCO. Un colore quasi invisibile a occhio nudo, un colore puro e leggero… come l’aria. Un elemento impercettibile però talvolta così impetuoso!

 

Infine il “DO”, la via, la direzione spirituale intrapresa dagli amanti dell’aiki. Qui non ho alcun dubbio, ho sempre pensato al colore INDACO, quello associato al 6° chakra. Il colore Indaco è simbolo di spiritualità e risveglio interiore, quel risveglio che mi ha condotto sulla strada a lungo cercata e finalmente trovata grazie (anche) alla pratica dell’Aikido.

 

  1. Ovosan:  Sai che cerco l‘uomo dentro l‘hakama, definisci te stesso scegliendo tra “Spirito Guerriero“ o “Cerimonia del Tè“… o pensi che uno sia legato indissolubilmente all’altro?

Stefano Azz.. questa è davvero tosta! Se mi osservassi dall’esterno – e in genere è la prima impressione che do – direi che sono una persona tranquilla, calma………. indubbiamente da cerimonia del tè. Quand’ero bambino e ancor più quand’ero in piena fase adolescenziale mi ci voleva poco a diventare guerriero, nel senso che cercavo lo scontro, reagivo spesso con impulsività e mancanza di controllo. Difendevo a spada tratta le mie convinzioni, il mio modo di essere. Ero un animo turbato che però crescendo è diventato l’esatto opposto. Credi sia possibile un cambiamento così radicale?

 

Io credo di no, sono infatti dell’idea che dentro ognuno di noi, e quindi anche dentro Stefano Bresciani, vi siano entrambe le facce di una stessa medaglia. Come lo yin e lo yang, in e yo per la cultura giapponese, l’Uomo ha dentro di sé sia la parte negativa sia quella positiva. Inoltre una parte non può esistere senza l’altra, o meglio non vi può essere equilibrio.

Questo è ciò che ho trovato scendendo nelle profondità della mia anima, spogliato da ogni veste o etichetta. Stefano non è affatto un uomo dentro l’hakama (anche se mi piace come definizione), è semplicemente un uomo equilibrato.

 

Geometra, scrittore, sensei, figlio, marito, padre, guerriero o praticante di cha no you sono solo definizioni… probabilmente collegate l’un l’altra! Ma con esattezza chi può dirlo? Forse i muratori che coordino in cantiere, oppure i miei fedeli lettori di BudoBlog? O ancora mia figlia Anna quando mi chiama a gran voce “Papinooo!”? Io li lascio fare, li lascio etichettare il ruolo che ricopro in ogni frangente con estrema gioia. Però non amo etichettare gli altri, incluso me stesso, ricopro solo tutti questi ruoli e cerco di fare del mio meglio; per il semplice motivo che adoro mantenere quel costante equilibrio conquistato, al fine di vivere sempre in pace con me stesso… e con chi mi circonda.

 

Grazie amico Ovosan per queste domande, hai saputo cogliere il frutto di un pensiero maturato nel tempo, che mediante la pratica quotidiana del Budo mi ha portato sin qui. Oggi con queste risposte posso sinceramente affermare di conoscermi un po’ meglio… anche tu vero?

Non c’è che dire il Vulcanico Stefano mi ha regalato un altro tour di emozioni, come ormai è solito fare quando ci scriviamo , o quando visito il suo blog   www.budoblog.it  vi consiglio di farci un giro c’è sempre tante belle cose da leggere per quelli come Noi affamati di conoscenza.

ps un saluto a Simone Lorenzi , a voi amici una  notizia tanto per informarvi, la prossima intervista sarà Speciale per me (lo sono tutte) perchè ….bhè un po di suspance!

Un saluto il Vostro Ovosan

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osvaldo

le vignette di ovo san

amletico Pat-man

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osvaldo

le vignette di ovo san

autocelebrativa,  si aggiunga quando scio divento Ovo-via, dopo caduta da Kote-gaeshi Ovo sbattuto, quando sono cotto Ovo-sodo,in Francia Ovo-alla coque...chi più ne ha  più ne metta…naturalmente son OVU-nque..vi sfido !

mantenendo un certo aplombe!!!!

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osvaldo

le interviste di Ovo san, con il M° Christian Andreotti

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Cari amici vicini e lontani come soleva dire Niccolò Carosio indimenticata voce sportiva di altri tempi, il Vostro Ovoreporter, si addentra in una nuova intervista. Sempre con l’intenzione di cercare l’uomo che stà dentro l’ hakama incontra virtualmente il Maestro Christian Andreotti V° Dan che insegna ad Alpignano  Provincia di Torino.

Giusto due dritte per conoscere il Maestro:

Fondatore  con la collaborazione dell’amico Valter Castagneris e del Maestro Rinaldi dell’associazione Yuki che ancora oggi è un punto di riferimento in Piemonte per lo studio e la promozione dell’Aikido.
Inizia una lunga stagione non ancora conclusasi di approfondimento della disciplina e di formazione nel campo della didattica che lo porterà a praticare altre arti marziali come il karate, il wing chung, il jujitsu, il kendo, lo iaido e discipline legate al benessere come lo yoga e lo shiatsu e a seguire stage e convegni sull’insegnamento dell’aikido e dell’educazione motoria in genere; la Yuki in questi anni organizza molteplici stage tecnici e di formazione anche con insegnanti internazionali come Philippe Gouttard (VI dan Aikikai) e Mare Seye (V dan Aikikai) con il quale si è andato ad instaurare un rapporto di amicizia e di scambio che dura tutt’ora. il 18 marzo 2012 il Progetto Aiki riunito in assemblea nazionale ha conferito il V Dan di Aikido a Christian Andreotti.

Ecco le Mitiche 5 domande

Ovo San -1) Nella Sua vita ha praticato oltre alle arti Marziali (aikido incluso) altri sport, in ogni caso alla base di un lavoro duro ,e determinato quanto ha contato per Lei mettersi in discussione con se stesso ogni volta e ripartire da zero?

Christian-  In effetti ho sempre praticato sport fin da piccolo e penso che la pratica motoria sia essenziale per la crescita di ogni individuo; il primo contatto con se stessi e con ciò che ci circonda lo si ha attraverso il corpo e imparare a conoscerlo, saperlo utilizzare è alla base del processo di conoscenza.
Il piacere di fare esercizio fisico e lavorare sodo (…scusa Ovo san!) è ciò che vorrei trasmettere ai miei allievi, siano essi giovani o meno, perchè attraverso questa esperienza ho appreso l’importanza, come dice lei, di mettersi in discussione e ripartire anche da zero quando i problemi e gli ostacoli, alla quale siamo sottoposti durante la nostra vita, lo rendono necessario.
Questo aspetto nell’aikido è reso evidente dalle ukemi (letteralmente ricevere col corpo), esercitarsi nelle cadute è faticoso e spesso mette nelle condizioni il principiante (ma anche gli esperti) di dover superare, con quella determinazione a cui facevamo riferimento, le proprie paure; proprio per questo imparare che ci si può rialzare ha delle ricadute psicologiche positive importanti e inaspettate.

Ovo san-  2)Parliamo di Bambini, con l’associazione Yuki ha lavorato molto con i piccoli samurai, come si fa a coglierne il limite senza forzare la loro fragilità sia fisica che mentale?

Christian – Tempo fa l’Aikido veniva considerata una disciplina solo per adulti soprattutto perche’ si ritenevano i bambini incapaci di coglierne gli aspetti artistici, filosofici e  sarebbero stati in pericolo di fronte allo studio di leve e chiavi articolari fine a se stessi. Questa visione, che purtroppo ancora oggi troviamo in alcuni sedicenti esperti del settore, e’ frutto a mio parere solo dell’ignoranza; non si conosce ad esempio il sistema scolastico italiano dove nella scuola dell’infanzia, se non gia’ al nido, ai giovani studenti vengono impartiti i rudimenti del disegno, della pittura, della musica, della scrittura non che’ dell’educazione motoria e della religione. I giovani, proprio perchè tali, sono in grado di cogliere gli aspetti più alti delle espressioni umane.
Nei bambini l’apprendimento passa attraverso il gioco, le lezioni per quanto siano serie e lo studio di una disciplina come la nostra sia una cosa seria devono essere anche divertenti e ludiche; in questi anni con i più giovani ho imparato che gioco serio non è un ossimoro: avete osservato i bambini quando giocano tra di loro? Sono maledettamente seri!
Insegnare è una parola che deriva dal latino insignare cioè imprimere segni, il dovere di un istruttore di aikido è quello di trovare il modo, gli esercizi giusti, i giochi giusti, per imprimere quei segni, rappresentati nel nostro caso dall’Aiki, in chiunque al di la di età, genere e abilità.
Il principio fondante della nostra disciplina e’ l’armonia sia come aspetto tecnico che etico: che cos’altro puo’ preservare i nostri giovani se non la ricerca dell’Armonia con se stessi, con gli altri e in cio’ che gli circonda? Credo che non ci sia altro da dire.

Ovo san- 3) Aikimarathon! una manifestazione full-immersion dall’alba al tramonto (diciamo) non stop, non nasce certo per vedere il limite di un’atleta ma per…?

Christian – Perche’ no? Gli aikidoka sono anche atleti non solo studiosi di tecniche marziali o di discipline orientali. Nell’aikido non ci sono gare ma l’aspetto atletico e’ presente e un buon allenamento serve a stare meglio fisicamente e a non farsi male durante la pratica. L’AIKImarathon non ha lo scopo pero’ di assegnare una coppa ma di far vincere l’Aikido e la solidarietà. Praticanti e maestri di diversa esperienza, scuola, stile e organizzazione si ritrovano insieme per promuovere la disciplina che amano, raccogliere fondi destinati alla beneficenza e … mettersi alla prova.

Ovo san- 4)domanda filosofica ,se l’Aikido fosse un genere musicale per Lei sarebbe?

Christian – Blues. Non mi chieda perche’ ma a me piace il blues quindi dev’essere sicuramente cosi’!

Ovo san-  5) Leggo nella sua biografia un grande rapporto con Sensei C: Tissier (che tutti ammiriamo) qual’è l’emozione o il ricordo che le è più caro?

Christian-  Non mi dilungo nel mio rapporto con il Maestro, credo che sia uno degli insegnanti piu’ conosciuti oggi e piu’ impegna ti nel mondo nella diffusione dell’Aikido anche attraverso innumerevoli stage, nonostante ciò è partito dalla Francia superando anche qualche problema politico-organizzativo non di poco conto per venire a festeggiare con me e con gli allievi della nostra associazione i primi dieci anni di attività. Di Christian Tissier ho potuto apprezzare in questi anni oltre le doti tecniche e pedagogiche che sono sotto gli occhi di tutti, la disponibilità e l’abnegazione verso l’Aikido e i propri allievi.

Christian Andreotti

ringrazio il Maestro Christian per la bella intervista , sono contento perchè ogni volta che ascolto le storie di questi grandi Maestri, fortifico lo spirito del mio Aikido.

un abbraccio a tutti Ovo San

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le vignette di Ovo san

dalle lontane terre Russe..

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le interviste di Ovo San, con il M° Marco Rubatto

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Eccoci qua ! è proprio sotto la Mole Antonelliana, simbolo della Nostra Torino, il vostro Ovoreporter incontra il Maestro Marco Rubatto, che insegna a S. Mauro Torinese e anche a Volpiano e in Torino, insomma ecco “ due gianduiotti” (famosi cioccolatini tipici di Torino), faccia a faccia (virtualmente si intende). Insieme ai M° Chierchini e Branno ha organizzato e ospitato l’ Aikido Blogger Seminario…Allora M° Rubatto un po’ di Free Style prima delle 5 domande?

Marco- Vado con il free style:

Ho iniziato a fare Aikido per una combinazione assolutamente fortuita, più precisamente a causa di un incidente ad un ginocchio accaduto mentre praticavo Karate: non potevo più tirare calci per un po’, ma avevo ancora l’abbonamento pagato per un intero anno presso il Dojo/Palestra che frequentavo, quindi mi sono dato all’Aikido quasi per “tamponare” il momentaccio. L’Aiki-vocazione però è stata tardiva: sin da giovane avevo praticato alcuni stili di Kung Fu, ancor prima che il Karate. Attratto dalle cadute e dalle leve articolari, sono stato folgorato sulla via di Aiki-Damasco quel giorno ormai lontano più di vent’anni, e da allora non ho più fatto altro.

Quello che mi colpì di questa disciplina un attimo dopo che la mia esigenza di sbattacchiarmi si era un po’ calmata, era il grande spessore filosofico di questa disciplina… cosa che non avevo incontrato nei miei precedenti percorsi marziali.

Quindi… prima un paio di allenamenti alla settimana, che presto sono diventati 3, 4… poi 5… poi gli stage… e così mi ritrovo venti anni più tardi ad essermi licenziato dal mio lavoro ordinario per dedicarmi completamente e quotidianamente alla pratica, all’insegnamento ed alla divulgazione dell’Aikido!

Credo di essere riuscito comunque anche a far tesoro della mia esperienza lavorativa con i potatori di handicap intellettivo nel mondo del sociale: ora li seguo da alcuni anni in un corso specifico di Aikido adattato alle loro esigenze.

Ho avuto la fortuna di incontrare Insegnanti in gamba, che mi hanno aperto mondi inesplorati della pratica… e soprattutto l’ottica con la quale interagire con essa, in modo tale da poter continuare a fare Aikido soprattutto al di fuori del tatami. Cosa che credo poi interessi bene o male a ciascun praticante…

Sono stato un bel po fortunato, insomma… anche perché mi sono da sempre interessato di spiritualità e cultura orientale, quindi con l’Aikido ho trovato un connubio perfetto fra movimento, marzialità, ma anche possibilità di integrare tutti i miei studi ed interessi precedenti, portati avanti in altri ambiti. Fra essi la Meditazione è forse stata la mia compagna più importante e fedele, alla quale ho avuto l’onore di essere introdotto da uno dei discepoli più stretti del Mahatma Gandhi… e quindi mi sono ancora più innamorato dell’Aikido quando mi sono accordo della convergenza fra il sapere antico e la filosofia di O’ Sensei!

Ok ! andiamo con le domande…

Ovo san:
1- tra i 4 elementi Aria, Fuoco,Terra e Acqua quale rappresenta di più il tuo Aikido?

Marco: Gran bella domanda: quando ho iniziato a praticare, probabilmente il fuoco era l’elemento che mi rappresentava meglio… magari con qualche goccia di acqua qua e la, ma assolutamente non in grado di spegnerlo. Ora mi sento molto più mutevole rispetto agli elementi, ma anche più integrato: certamente va un po’ a periodi… ma spesso mi concentro di percepirli tutti e quattro vivificati sul tatami, anche perché quando ci riesco mi sento davvero bene ed al mio giusto “posto”!

La terra è la concretezza, forse anche la solidità, che solo ultimamente sento più mia… ho sempre teso in passato ad avere un po’ la testa nelle nuvole… il corpo (la terra), la mente (l’acqua), lo spirito (il fuoco) e l’anima (l’aria) sono proprio quanto di recente sto cercando più di integrare fra loro, avendo intuito quanto la loro unione profonda sia maggiore della somma delle singole parti (O’ Sensei docet). Vediamo adesso quanto ce la farò, ma la sfida mi sembra comunque alquanto stimolante!

Ovo San: 2- Iwama, nel tuo blog ho visto il tuo Viaggio alle origini dell’Aikido, quale atmosfera hai respirato, sapendo che è un sogno per molti andare a Iwama…

Marco: Ho avuto la fortuna di andare in Giappone, e nello specifico anche ad Iwama, diverse volte… la prima di esse a dire il vero in modo un po’ avventato, giusto con quell’infinito entusiasmo giovanile di realizzare i propri sogni… le seguenti invece in maniera forse più oculata (dopo avere studiato qualche annetto il giapponese, per esempio!); mi sono curato di girare in lungo ed in largo sulle tracce dei luoghi cari ad O’ Sensei: Tanabe (il luogo in cui è nato), l’Hokkaido (dove da giovane supportò la costruzione di un’intera comunità nel paesino di Shirataki e dove incontrò Sokaku Takeda), Ayabe e Kameoka (dove venne in contatto con Onisaburo Deguci ed i credenti Oomoto Kyo), i monti Kumano (dove spesso si ritirava in preghiera)… e poi ovviamente Tokyo (ancora attualmente considerato il quartier generale dell’Aikido mondiale) ed Iwama (dove studiò ed insegnò negli ultimi decenni di vita).

Non vorrei essere frainteso, ma ho respirato in ciascuno di questi luoghi un’atmosfera molto diversa da quella che mi sarei aspettato (o che ci vorrei voluto trovare): storicamente parlando è una gran cosa poterci andare e “toccare con mano” la sua storia, ma è evidente come il suo Aikido non sia più li, né sinceramente a nessuno ciò interessi più di tanto. C’è chi insegna molto bene le tecniche, senza troppo curarsi degli aspetti più relazionali, filosofici o spirituali… c’è chi pratica ma sembra che non sappia più nemmeno bene il perché lo faccia. Ci sono anche quelli bravi, come da noi… ma ci sono le “mezze calzette” (forse questi sono in maggioranza!). La “Mecca dell’Aikido” forse non è più in Giappone in questo momento, nel senso che lo spirito autentico del Fondatore può benissimo essere riprodotto e vivificato nei nostri Dojo meglio di come ho visto fare ad Iwama nel suo di recente. Sembra qualcosa di paradossale, forse spegnerà qualche entusiasmo, ma è sinceramente ciò che ho provato più e più volte quando ero là. Il giapponese medio non sa nemmeno cosa sia l’Aikido e più di una volta sono stato preso per fesso perché provenivo dall’Italia per studiare qualcosa che per loro è morta e sepolta, come la tradizione dei Bushi… Sono molto più interessati all’America, al business ed alla micro-ingegneria per badare a tradizioni e templi… quelli, spiace a dirlo, sembrano interessare quasi solo più a noi! Bizzarro vero?!

La buona nuova è che ora andare in Giappone è qualcosa di veramente fattibile ed abbastanza low-cost, se ci si sa organizzare. In merito a questo ho intenzione nei prossimi mesi di pubblicare su Aikime una sorta di “visita virtuale” con alcuni appunti di viaggio, a favore di futuri viaggiatori fai-da-te, che intendessero replicare l’esperienza. Il sogno diventa sempre più realizzabile… ma andiamoci per fare foto e video della natura pazzesca del Giappone, della loro straordinaria cultura… ma non esclusivamente per fare Aikido, altrimenti rischieremmo di rimanere delusi, secondo me.

Ovo San: 3- hai ospitato l’Aikido blogger seminario insieme hai M° branno e Chierchini, quindi parlando di Blog , come è cresciuto il mondo dell’Aikido grazie ad internet e come cambierà secondo te…?

Marco:  Il Web ha cambiato tutta la nostra società, e quindi ha influito ed influirà sempre più secondo me anche nell’Aikido. Quando io ho iniziato a praticare, l’unico modo per sapere chi era un’Insegnante o vederlo in azione era quello di fare la borsa, prendere il termo e magari attraversare l’Italia (se non l’Europa) per arrivare sul suo tatami. Ora basta digitare il suo nome su Google o Youtube ed è subito facile capire se siamo dinnanzi ad uno “che c’è”, piuttosto ad una persona senza troppa sostanza. Siamo in grado di vedere non solo chi è, ma anche cosa fa di attivo e concreto per promuovere la crescita e patrocinare lo sviluppo della nostra disciplina. Ricordo che i gradi più alti sono attribuiti proprio per meriti di questo tipo: la divulgazione, la consacrazione della propria vita ad uno scopo affine con le prospettive dell’Aikido. Certo che se uno è 7º dan solo all’interno della sua piccola cerchia… dal Web è evidentemente smascherabile… o perché è assente, o perché basterà chiedere le referenze. In un certo senso la rete fornisce un sacco di stimoli, è popolata da un gran numero di cialtroni (dell’Aikido, come di qualsiasi altro settore)… ma basta avere gli occhi buoni per districarsi velocemente in questa giunga ed approdare a ciò che ci interessa. I giovani fanno di default questo processo… e, ad esempio, in tanti arrivano così al Dojo. Sarà poco tradizionale forse, farà poco “insegnamento segreto” riservato ai fedeli di un clan… ma i tempi sono cambiati e l’Aikido ha tutte le carte in regola per essere un arte fluidamente adattabile alle esigente della nostra società, Web incluso… anzi cogliendo al meglio questa inedita opportunità di sviluppo ed evoluzione. Secondo me, chi non coglie questo aspetto e rimane rigidamente ancorato alle dinamiche del passato sarà presto considerato un “pezzo da museo”…

Ovo San:  4- Vivere l’Aikido giornalmente come attività , ha cambiato IL TUO MODO DI ESSERE o hai adattato l’aikido AL TUO STILE DI VITA?

Marco:  Vivere l’Aikido giornalmente ha cambiato un sacco di cose in me: innanzi tutto ho dovuto imparare a stare sul tatami in modo diverso e molto più rispettoso di me stesso, del mio corpo… che è poi lo strumento che utilizziamo per la pratica. Ciò non significa risparmiarsi negli allenamenti, ma agire nell’ottica che la settimana (la mia nella fattispecie) è fatta da numerosi allenamenti (circa 12, attualmente)… che il mese è fatto di quattro settimane e che quindi ci deve essere non solo energia in ciò che si fa, ma è necessario garantirsi (e garantire agli studenti) che questa energia si mantenga a lungo. Praticare ogni giorno fa spesso riflettere su quanto longeva intendiamo che sia la nostra attività Aikidoistica. La vecchia generazione dei Sensei, in questo senso e salvo rare eccezioni, ci ha lasciato un pessimo esempio di equilibrio: erano quasi “tutti rotti” da anziani, segno che da giovincelli forse ci hanno calcato un po’ troppo la mano!

Comunque per risponderti, entrambe le cose sono state fatte: io sono andato verso l’Aikido, modificando il mio stile di vita (il sonno, i pasti… ad esempio) ed sto percependo che pian piano anche l’Aikdo, a specchio, prende un po’ la mia forma. Che dire però, il processo è iniziato così intensamente solo da pochi anni, vieni a farmi questa domanda più avanti, diciamo fra una quindicina d’anni per esempio! ^__^

Ovo San:  5- Marzialità, tra il dire e il fare, quanta  filosofia e quanto il keiko c’è nel Tuo aikido oggi?

Marco:  Forse uno dei punti più delicati degli Aikidoka d’oggi è proprio quello di saper trovare un soddisfacente connubio fra pratica, marzialità, filosofia e spiritualità… Non so se l’ho attualmente trovato, spesso infatti aggiusto il tiro e/o cambio direzione… ma almeno ho chiaro come mi piacerebbe che questo processo avvenisse: in modo equilibrato ed integrato! Ho esordito in una scuola molto tecnica e marziale, quella di Iwama appunto… poi ho cercato di attingere alle mie esperienze più filosofiche e spirituali ed anche il mio attuale Insegnante, Patrick Cassidy Sensei si sta muovendo nella stessa direzione. Ho iniziato a parlare di più di questi temi a lezione ed a integrare maggiormente il movimento nudo e crudo e le tecniche… con un più sottile “movimento dello spirito e della consapevolezza”. Ogni tanto però guardo i miei allievi, e dopo magari qualche settimana che trattiamo argomenti più eterei e filosofici, iniziano ad atteggiarsi troppo come ballerine di danza classica… e questo è il segnale che bisogna “tornare sul classico” e recuperare quella sana atmosfera marziale in cui gli errori si pagano cari, così l’attenzione sale alle stelle… e non dobbiamo solo cadere grazie al “volemose bene” (infondo l’Aikido ha avuto i suoi natali in un’atmosfera simile…).

Di contro però, noto anche come a seguito di un periodo più “militaresco”, impegnati a cercare angoli buoni e distanze corrette, ci si “raffredda un po’ l’anima”, si diventa più cinici… simili a robot, magari precisi, ma sempre robot inespressivi: questo è il momento nel quale tendo a rinfrescare un po’ di più le prospettive personali alle quali l’Aikido si conduce. Forse si impara solo in un processo di aggiustamenti continui e approssimazioni successive, ed in questo “Budo” classico e filosofia credo che siano due elementi compresenti ed indispensabili: il difficile per me è solo quello di mixarli fra loro con la precisione di un farmacista a seconda delle esigenze. Però sono due elementi irrinunciabili, di questo sono certo ormai… perché si supportano e completano a vicenda (O’ Sensei ri-docet!).

Marco Rubatto

Bhe! Tanta roba, volendo concludere direi Grazie Marco….di cuore e continua così che sei un grande! ma sopratutto molto disponibile alle mie domande, davvero…

Un saluto Ovo San

 

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osvaldo

le interviste di Ovo san, con il M° Fabio Branno

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Amici  Aikidoki  Orbassanesi e non..oggi il Vostro “ Ovoreporter”  fa un salto virtuale nella città di Napoli, anzi a Fuorigrotta  dove lavora ed insegna il Maestro Fabio Branno, uno dei più riconosciuti Aikidoki d’Italia e non solo… figlio d’arte  anche Fabio Branno, rappresenta uno di quei personaggi che posso dire di essere nati su un tatami…inoltre potrete seguirlo sul suo blog www.aikidovivo.it.

Intanto è un’ onore ed un piacere ospitarti nel Nostro sito , puoi raccontarci un po’ della tua Aikivita?

Ovo San, piacere ed onore mio!^__^

Io ho iniziato con mio padre tanto,tanto tempo fa.
Ho avuto la fortuna di avere un maestro che mi ha insegnato da subito a cercare la mia strada ed a prendermi la responsabilità del mio percorso.
Cominciai a praticare nell’ambiente Aikikai d’Italia, per lo più restando intorno a mio papà, perché non incontrai qualcuno che mi stimolasse fortemente al di fuori di quel circuito.
Nel 95 entrai in contatto con il gruppo UISP che seguiva il maestro Tissier.
Ho passato molti anni della mia vita a cavallo tra Italia e Francia, per seguire il Tissier Shihan da vicino, finché un giorno mi consegnò il diploma Aikikai che sanciva il nostro rapporto Maestro-Allievo.
Le cose proseguirono su due binari differenti e col tempo ci allontanammo sempre di più.
Dal 2008 seguo più assiduamente Endo Sensei.
Mi piace molto  la sua maniera di darti il suo sapere, lasciandoti la libertà di integrarlo nella tua espressione dell’arte, senza spingere a tutti i costi gli studenti verso una rassomiglianza forzata gli uni agli altri, ed a sé stesso.
Mi ricorda il mio rapporto con mio padre, nella sua onestà, nella stima e nel rispetto della reciproca libertà.

Ora le classiche 5 domande di Ovo san

Provo a rispondere alle tue domande:

ovo san :1-qual‘è il ricordo più bello legato al tuo aikido?

Fabio:   La mia vita è intimamente legata all’Aikido, come pratica, come attitudine e come esperienze.
I miei viaggi, per esempio, sono sempre stati fatti col keikogi in borsa.
Le ore in treno passate con i miei amici sarebbero di per sé uno dei ricordi più belli legati a questo mondo.
Eppure voglio raccontarti due cose intime!
Uno dei ricordi più importanti del mio apprendistato è legato alle notti passate in piedi, con la luce dei lampioni dalla strada, mentre la mia famiglia dormiva, a piedi nudi sul tappeto del salone a provare i taisabaki,le cadute ed i suburi.
Credo di aver imparato più aikido sui persiani del salotto di casa che su qualunque altro tappeto del mondo!^_^

Ma uno dei ricordi più belli, da insegnante, è molto recente.
Da un po’ di tempo ad oggi ho cominciato a parlare di più durante le lezioni.
Mai sermoni, sia chiaro, ma a differenza dell “AUGH” dei primi anni, ho cominciato ad esporre di più ciò che sentivo di voler comunicare.
Io non parlo molto, di mio, ma quando lo faccio metto sempre me stesso in quello che dico.
Così, ho cominciato a raccontare ai miei ragazzi le mie sensazioni, le mie frustrazioni giovanili, i miei obiettivi durante la lezione e piccoli aneddoti legati alla mia vita da tatami.
Cercavo di avvicinarli non solo al FARE aikido, ma quanto più possibile al SENTIRE e all’ESSERE Aiki.
Nell’ultima lezione dell’anno scorso, si sono presentati al dojo con un libriccino.
Un piccolo libro di una cinquantina di pagine, rilegato in tipografia, con la raccolta dei miei pensieri durante le lezioni.
Hanno disegnato la copertina, bellissima, e si sono riuniti di volta in volta per raccogliere le mie parole e renderle in aforismi…
Mi sono commosso, non mi vergogno a dirtelo!

Ovo san : 2- se dovessi paragonare l aikido ad un piatto sarebbe?

Fabio :: L’Aikido è una splendida insalata, la più ricca che io riesca ad immaginare.
Il piatto sembra diverso per ogni commensale, solo guardandolo dall’alto ne percepisci la totalità.
Se ognuno mangia sempre dallo stesso lato, prende sempre gli stessi ingredienti e finisce col credere di star mangiando solo olive o solo lattuga.
Per gustare il suo sapore devi sforzarti di approcciarlo da più lati e mescolare bene tutti i componenti in maniera equilibrata.
E poi, ognuno,nel suo piatto, può condire come preferisce!
Limone, olio, sale, yogourt, aceto e chi più ne ha più ne metta…
Alla fine, pur mangiando tutti la stessa insalata, ognuno avrà cercato il gusto che più gli si addiceva.

Ovo san: 3- in giro è pieno di samurai incazzati e figli di ninja…meglio fare le cose divertendosi, o marziali al massimo?

Fabio : L’Aikido è un Budo. Il suo fine è l’educazione ma il campo in cui opera è la guerra.
Si tratta di vita e di morte, sebbene si parli di morte dell’ego, e si rischia in ogni azione di rimanere feriti.
E’ una cosa maledettamente seria.
E non conosco altro modo di affrontare seriamente una cosa che non sia farlo col sorriso.
Il primo nemico col quale combattiamo al dojo è la paura.
La paura, la paura dell’altro, è qualcosa che ci porta a chiuderci ed a rifiutare.
Ed impedendo al Mondo di entrare nel nostro spazio, il mondo delimita la mia prigione.
Sorridere all’altro, giocare con l’idea della lotta, ci permette di imparare il non rifiuto, ci permette di lasciare che le persone entrino nello spazio che occupiamo e questo ci permette di scambiarlo con il loro, creando movimento, vita e aiutandoci a superare la paura.

Ovo san 4- cosa cambieresti nell’aikido moderno, e riporteresti in auge dell’ aikido di O‘Sensei?

Fabio : O Sensei non c’è più. Non sapremo mai quale sia stato davvero il suo aikido, ma ancora di più non sapremo mai cosa sarebbe diventato oggi, in questo mondo a metà tra I PILASTRI DELLA TERRA e BLADERUNNER.
Però da quello che è possibile comprendere attraverso i video ed attraverso le letture, una cosa è sparita del tutto.
La spontaneità del gesto.
Oggi l’Aikido si presenta in un modo estremamente costruito.
Dalle coreografie atletiche degli uke, fino alle tecniche ipercomplesse dei tori, tutto è strutturato su binari molto rigidi, perché basato su premesse estremamente fisse.
Morihei si muoveva libero senza nessuno schema preordinato e senza alcuna necessità di condizionare le reazioni dei propri uke.
Le sue forme erano di volta in volta differenti, in relazione a ciò che in quel momento stava succedendo, variando la manifestazione ma mai il principio.
Oggi si tende troppo a sovrapporre forma e principio, e questo non è un bene.
Perché si tende a formalizzare e a replicare e ciò che dovrebbe venire dal cuore ed educare lo spirito, arriva dalla mente ed in essa resta prigioniero.

Ovo san :5- visto la passione per i cortometraggi e l aikido, quali progetti per il futuro?

Fabio : Mi piacerebbe utilizzare il linguaggio cinematografico per aiutare la gente a guardare l’insalata dall’alto, in modo da comprendere quale piatto stiamo offrendo.
Ad ora stiamo sviluppando un cortometraggio d’azione del tipo Holliwoodiano, nel quale il protagonista utilizzerà i Concepts dell’Aikido come arma di combattimento.
Ma è solo il primo di tanti passi…^__^

fabio branno

ringrazio di cuore Fabio , per la sua disponibilità , e la simpatia, sono contento di averlo ” virtualmente “incontrato, con la speranza di ritrovarlo su un tatami, gli rivolgo un saluto affettuoso ed un’abbraccio.     

Ovo san 

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osvaldo

le vignette di Ovo San

gianni questa è per te…

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osvaldo