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KODO – L’arte dei tamburi Giapponesi

KODO – L’arte dei tamburi Giapponesi

 

Grande opportunità per assistere ad un emozione veramente unica e profonda nel suo genere.

Io li ho visti due volte e posso garantirvi che è uno spettacolo da non perdere.

Il 6 e 7 marzo alle ore 21, uniche date italiane del tour 2012 30th Anniversary One Earth Tour.
Kodò il battito del cuore i tamburi giapponesi dell’isola di Sado 30th Anniversary One World Tour 2012.
L’ensemble percussionistico giapponese Kodò torna in Italia per due uniche date al Teatro Dal Verme (Milano) nel tour europeo che festeggia i trent’anni di attività di questo straordinario gruppo musicale. Partendo dalla tradizione delle percussioni giapponesi Kodò ha sviluppato una propria e forte identità che nonostante i molti tentativi d’imitazione resta impareggiabile e inconfondibile. Ambasciatore della cultura del taiko (il tamburo giapponese) in tutto il mondo, in questo tour Kodò si fa anche portatore di un messaggio di ottimismo e speranza dopo i tragici avvenimenti che hanno colpito il Giappone lo scorso anno.
Kodò in questi trent’anni ha portato il suono potente e rasserenante del taiko in 46 nazioni in tutto il mondo con un messaggio di unità tra i popoli. Noto a livello globale per l’intreccio unico tra un rigoroso stile di vita, virtuosismo musicale e la capacità di ravvivare la tradizione, l’ensemble ritorna in Europa da gennaio a marzo 2012, con un programma che unisce pezzi di recente creazione ai classici immancabili nei loro concerti. Kodò unisce alla vibrante energia delle percussioni l’eleganza della musica e dei movimenti in una performance che è davvero indescrivibile a parole. Insieme a brani nuovi mai eseguiti in Europa, Kodò introduce anche un nuovo solista Kenta Nakagome che farà il suo debutto europeo, confrontandosi con il gigantesco tamburo, che è diventato segno distintivo del gruppo, o-daiko, dal peso di 900 chili, per suonare il quale alla finezza si deve aggiungere grande forza fisica.

Per la prima volta nel programma di quest’anno compaiono brani inediti come l’originale Sakaki, che unisce percussioni e danza, ad apertura del concerto. Composto da Masaru Tsuji, uno dei Kodò, prende il titolo dal nome di un albero sempreverde sacro per la religione shintoista e usato nei rituali di purificazione. Per preparare le loro performance i Kodò studiano le forme tradizionali delle varie regioni del Giappone, in cui danza e percussioni si fondono in una forma d’arte integrata. Durante la creazione di Sakaki, per gli elementi di danza il coreografo Kenzo Abe si è ispirato alla giapponese kagura (musica sacra e danze eseguite nei santuari). I movimenti a spirale e ondulatori della ballerina rispondono ai ritmi crescenti del taiko, invadendo la sala con un vortice di immagini e suoni e riempiendola di intensa energia.

L’ensemble ha sviluppato un nuovo approccio alla messa in scena e alla scenografia, che ricrea sui diversi palcoscenici lo spirito della sala prove in legno di Kodò. Invece di nascondere i tamburi dietro le quinte, la maggior parte degli strumenti rimane a vista fino anche quando non vengono suonati, proprio come accade nella sala prove in cui il gruppo crea la sua musica. Questo dà nuovo vigore alla performance, enfatizzando le forme semplici ma belle dei tamburi, dei musicisti nella cornice dello spazio spoglio, e coinvolgendo il pubblico.

Kodò si è sempre caratterizzato per la sperimentazione, radicata nello studio delle arti tradizionali giapponesi a cui si unisce la capacità di utilizzare le influenze della musica di tutto il mondo per creare nuove forme musicali. Le composizioni più recenti contenute nell’ultimo album Akatsuki (pubblicato nel 2011) – tra cui Sorae Stride-show – dimostrano come il taiko possa trovare espressione in territori musicali inaspettati, attingendo alle sonorità irlandesi ascoltate durante il tour europeo o al samba reggae, che ha catturato la loro attenzione nel nord est del Brasile. Nel CD in alcuni brani si dà spazio alle voci delle interpreti femminili del complesso, dando possibilità a tutti e undici i componenti di arricchire la musica del gruppo con la loro individualità. La potenza delle percussioni è completata dagli strumenti a corda tradizionali giapponesi shamisen, koto e kokyu (strumenti tradizionali giapponesi a corda), che rivelano la versatilità della tradizione musicale giapponese. Le composizioni nel CD Akatsuki, e ancor più la performance sul palco, rappresentano la maturità di trenta anni di musica di Kodò e riflettono una continua evoluzione del repertorio basato sulle arti dello tradizionali di ogni parte del Giappone, così come la musica e le culture con cui Kodò viene in contatto durante le sue tournée. Questi stili ed esperienze diventano poi patrimonio per la generazione successiva di musicisti e performer, rendendo l’esperienza di Kodò unica nel suo genere.

Naturalmente i pezzi classici di Kodò restano una parte vitale e immancabile nelle esecuzioni del gruppo in armonia con la sua evoluzione. I brani distintivi del gruppo come O-Daiko, Yatai-bayashi, Miyake, rimangono capolavori, anch’essi però reinterpretati dai performer della nuova generazione. Variazioni sui brani possono riflettere la sala in cui vengono eseguiti o possono anche cambiare con le stagioni, ma maturano anche nel tempo e rivelano sfumature inaspettate e sempre nuova forza. I nuovi musicisti aggiungono una freschezza che è sostenuta dalla tradizione di Kodò che continua a evolversi come anche il gruppo, che si arricchisce di nuovi incontri e collaborazioni in tutto il suo tour. Assistere alle performance del gruppo è un modo unico di sperimentare la musica e la tradizione di Kodò. I performer che vediamo esibirsi sul palcoscenico sono stati sottoposti a una rigida selezione, basata sul talento e le qualità individuali, ma anche sull’adesione a uno stile di vita rigoroso che risulta propedeutico al virtuosismo anche atletico dei musicisti.

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gianni

One thought on “KODO – L’arte dei tamburi Giapponesi

osvaldoPubblicato in data6:05 pm - Feb 18, 2012

però voglio quei meravigliosi mutandoni versione big hulk

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