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Category Archive Aikido

Ken Suburi e Kumitachi (Saito Sensei)

 

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le interviste di Ovo San, con il M° Carlo Cocorullo

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Ci siamo , il Vostro Ovo San è di nuovo in tour, per raccogliere le sensazioni di Aikidoki con la “ A “ maiuscola.  Sono tornato ( virtualmente ) a Roma, per incontrare il Maestro Carlo Cocorullo….

Prima di iniziare una premessa, quando chiesi al M° Carlo di essere intervistato , lui mi rispose …” ma sono solo un 3° Dan , non un maestro..” oh si , l’umiltà credo sia una Dote….o sbaglio ?

Laureato in Ingegneria Informatica, Università degli Studi Roma Tre, lavora come Consulente Informatico, il suo percorso nell’aikido vede come riferimento il lineage didattico della scuola cosiddetta Iwama Ryu, Takemusu Aikido del M° Saito Sensei. Attualmente è Istruttore III DAN ASI, Coordinatore Nazionale Divisione Aikido ASI e collaboratore della presidenza del Settore ARTI MARZIALI ASI.

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Buongiorno Maestro Calro, ci racconti i suoi inizi..

 

 

M °Carlo….

Ho incrociato l’Aikido più volte nella mia vita e ogni volta ho seguito l’istinto. 

Ho iniziato nel 1994, ma la mia pazienza è durata poco neanche tre mesi. Mi ricordo il dojo e l’ambiente molto molto serio. Tutti preparati e cordiali ma, nella mia ignoranza, mi sembrava tutto così distante dal mio mondo e dal mio modo di essere, rimase comunque un ottimo ricordo fino a quando, qualche anno dopo, mi ritrovai per sfida, a praticare di nuovo con un altro insegnante, che a Roma proponeva un “suo” aikido diverso dagli altri. Un autodidatta, che mescolava conoscenze di judo e ginnastica all’Aikido. 

Mi resi conto della distanza dall’arte marziale tradizionale dopo aver preso la cintura nera, sentivo che mi mancava qualcosa, iniziai a girare per diversi dojo di Roma, provando vari insegnanti e prendendo contatti con diverse scuole e anche iniziando battaglie selvagge su internet per capirci qualcosa. Cercando di trovare quale fosse il fulcro della ricerca. Oggi ho capito che la ricerca è il fulcro. Mai sentirsi arrivati, seguire il proprio istinto e non abbandonarsi come oggetti nelle mani di un Maestro.

Unica eccezione per il compianto Maestro De Compadri che ha avuto fiducia in me e nelle mia capacità incoraggiandomi ad insegnare. Attualmente sono Presidente della Takemusu Aikido Roma e seguo la TAA Takemusu Aikido Association e sono coordinatore nazionale dell’Aikido ASI con il quale ho avuto la possibilità di realizzare i miei obiettivi nell’ambito dell’Aikido italiano ovvero un gruppo di Aikido con cinture nere su un albo nazionale online che aderiscono ad un codice deontologico sottoscritto, una sorta di giuramento.

L’Aikido ASI ha ben tre didattiche di stile diverso ugualmente riconosciuti, promuove e organizza stage interstile, ha inoltre qualifiche riconosciute per il raggiungimento delle quali sono necessari corsi non tecnici obbligatori quali Psicologia dello Sport, Aikido e Disabilità, Marketing, Gestione di Associazioni, BLSD ecc

Sto portando avanti il progetto della prima Aikido Web Radio o Radio Web Aikido che sta avendo una ottima risonanza mediatica, ma non nego di aver fallito altre iniziative prima di questa, una su tutte aikipedia.it, l’albo online delle cinture nere italiane che per questioni che ti lascio immaginare non ha avuto il riscontro desiderato.

Sono papà da un anno e professionalmente sono un ingegnere informatico specializzato nella gestione integrata dei sistemi.

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ed’eccoci alle 5 domande….

Ovo san 1– Hai praticato diverse arti marziali o discipline,qual’è la giusta definizione che si deve dare, Arte o Disciplina, qual’è la sostanziale differenza?

M °Carlo

Il concetto di Arte è un percorso che parte dalla concezione di estetica alla funzione di destare meraviglia o riflessioni o anche emozioni. Per quanto riguarda la disciplina mi piace molto il termine perché contiene la radice di discepolo che è da sempre il recettore del sapere. Il Maestro, nel senso di colui che possiede la maestria nell’Arte trasmette le sue nozioni, il suo sapere attraverso la Disciplina. Ecco, metterei così in relazione le due cose.

 Ovo san 2–I Samurai ormai non esistono più, ma .i loro Valori Morali e di comportamento sono ancora oggi validi,qual’è il Valore che ritieni più fondamentale?

M° Carlo

Spesso vengono citate le sette pieghe dell’Hakama come le sette virtù dei Samurai, semplicemente per una questione di numeri, sette pieghe come le sette virtù. Meno noto è il fatto che la piega è di due parti che devono combaciare tra di loro in maniera armoniosa, quindi simbolicamente rappresentano dei rapporti armoniosi, le sette virtù possono quindi essere visti come dei rapporti da mantenere saldi attraverso queste virtù.

Il rapporto figlio-padre: umanità, carità, benevolenza (Jin)

guerriero-signore: onore, gloria, reputazione, prestigio, dignità (Meiyo)

compagno-compagno coraggio, valore, ardimento (Yuki)

avversario-avversario: rispetto, cortesia, gratitudine, gentilezza, etichetta. (Rei):

allievo-maestro: lealtà, fedeltà, devozione (Chugi)

vassallo-imperatore: giustizia, integrità morale, senso dell’onore (Gi)

moglie-marito sincerità, onestà, verità (Makoto)

Poi c’erano mammolo, eolo, pisolo.. no quelli erano i sette nani..

Anche se devo dire che Dotto mi stava particolarmente simpatico..

Se solo riuscissimo a curare i nostri rapporti al giorno d’oggi attraverso questi valori, solo così, penso, potremmo dare loro una valenza attuale e secondo me anche molto efficace.

 

Ovo san  3–Radio Aikido Web, grande idea…quanto è importante comunicare aikido ?

M° Carlo

Non so se sia una grande idea, ma è una cosa che volevo fare da un po’, abbiamo la necessità di riscoprire i rapporti e i tempi dei rapporti nell’aikido. Anche differenziando l’offerta della disciplina. Nel senso che non dobbiamo per forza “modernizzare” l’aikido, nel senso che non tutto il cibo può essere tritato e messo in mezzo ad un hamburger e non esistono solo i fast food. Oggi bisogna riscoprire l’aikido come lo slow food, l’aikido di qualità, l’aikido che restituisce dignità al tempo trascorso in un dojo che non è tempo perso, anche solo per pulire, per fare una cena insieme e per vivere l’aikido insieme. Ribadire che non è possibile sostituire il Maestro con un video su youtube ma che si può usare un video su youtube per farsi conoscere, Un aikido che non si fa sui forum o sulle chat online ma in cui è possibile organizzare eventi o imparare nuove cose o semplicemente conoscere altri appassionati. Interfacciarsi con le nuove tecnologie deve essere “congruo” alla disciplina. E’ chiaro che poi uno può “scaricarsi” la trasmissione Radio e sentirsela in differita, ma a differenza di un video non può saltare immediatamente alla scena delle tette o alla “mossa” contro la pistola. Sarebbe importante ascoltare la Radio solo in diretta e intervenire in diretta perché a differenza della comunicazione asincrona, ovvero me la ascolto quando “ciò tempo”, ti rispondo nel forum dopo “che ora ciò da fà”, bisognerebbe riscoprire una comunicazione sincrona esattamente come quando si pratica. Insomma bisognerebbe educare gli aikidoka alla nuova alfabetizzazione informatica perché Internet non è malvagio, ma è l’uso sbagliato a nuocere.

Ovo san  4–Se l’Aikido fosse un’oggetto della tua quotidianità ,cosa sarebbe?

M° Carlo

Purtroppo è il mio smartphone, ovviamente, lo uso per l’aikido (mail, facebook, foto di eventi, condivisione, filmati, contatti) ma come ho detto prima cerco di fare in modo che sia un orologio di quelli antichi e anche un po’ magici che quando lo faccio partire ferma il tempo.

Ovo san  5–Quanto è importante ,per te,l’approccio mentale oltre alla fisicità per praticare,insomma ,per costruire la Nostra piramide evolutiva usando sia la calce che la pietra?

M° Carlo

Preferisco squadra e compasso, usando tutti i mezzi a disposizione. Cercando di godermi la pratica da praticante sudore e fatica e dall’altra parte cercando di essere un insegnante umile, consapevole di avere tante lacune da colmare, di aver scelto un percorso difficile e spesso criticato perché ho dovuto “usare le anche” per farmi largo in un sistema molto complesso gerarchizzato e con poco spazio per le nuove idee. Porto avanti le mie idee e cerco di realizzarle e grazie a chi mi sostiene le sto piano piano realizzando.

Ovo san-  lascio sempre uno spazio per la riflessione finale , ma, questa volta sarò meno buono, Mi dici M° Carlo cosa ti infastidisce vedere sopra un tatami?

 M° Carlo

 Cosa mi infastidisce di più vedere sul tatami,come atteggiamento…? Le stesse cose che vedo fuori dal tatami, gente che critica senza aver cognizione di causa, gente che parla senza conoscere le cose: il solo fatto di essere convinto detentore di verità mi irrita, ma poi penso che anche io 5 6 anni fa ero così.. E quindi con molta benevolenza torno a praticare quello che ha appena mostrato il Maestro sul tatami, non quello che penso di saper fare. L’ultima volta che ho mandato a cagare un IV o V Dan sul tatami era perché mentre l’insegnante aveva mostrato una tecnica questo insisteva a dire che “a modo suo” era meglio.. Sinceramente.. l’ho salutato, inchino e ciao, avanti il prossimo.

 

E’ lo stessso vale per me, nel congedarmi dal M° Carlo Cocorullo e ringraziandolo infinitamente per la sua disponibilità ….vi rimando alla prossima, con affetto il vostro Ovo san

 

 

 

 

 

 

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le interviste di Ovo San, con il M° Rino Bonanno

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Amici aikidoki riparte una nuova avventura ,alla scoperta dell’uomo con l’Hakama, oggi il vostro Ovo San sbarca nuovamente nella meravigliosa Napoli,ad incontrare il M° Rino Bonanno un grandissimo …5° dan per nomina ufficiale dell’Homu Dojo di Tokyo.   Una serie di titoli lunghi un kilometro ,che ,nonostatnte questo aspetto Guascone ,ne dimostrano un impareggiabile carriera strariconosciuta a livello mondiale.   

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Allora M° Rino come è iniziato il suo viaggio nella Nostra Meravigliosa Arte?

M° Rino:

Come ho iniziato?……. è stato  per caso, erano gli anni’70.
Avevo da poco finito il liceo e durante le vacanze ,un amico, allora campione regionale juniores di judo mi parlava del suo sport. Per me che venivo dal nuoto il tutto era nuovo…..mi erano sempre piaciute però le storie di eroi e guerrieri.
Da piccolo amavo riprodurre disegnando ogni genere di armi medioevali e la mente vagava in avventure di cappa e spade.

Mi convinse, al ritorno delle vacanze, a presentarmi al suo maestro, confortato dal fatto che sistematicamente senza sapere nulla di judo, riuscivo a svincolarmi e a metterlo al tappeto…diciamo sulla sabbia in spiaggia…eravamo ragazzi!

Fu così che mi ritrovai a settembre del 1971 al Palasport di Napoli ( ora non c’è più) a fare una lezione di judo con il M° Aldo Nasti ed una di karate con il M° Beppe Panada al Sankaku Club.

Accanto c’era un altro dojo : il Budo Club dove si faceva Aikido e Taekwondo.
Dopo che il mio futuro di campione fu assicurato dal maestro di judo che mi voleva nella squadra agonistica,  feci capolino in questo dojo.

Vedere quelle gonne nere svolazzanti e quei strani movimenti che però in qualche modo mi sembravano familiari mi tenne inchiodato fino al termine della lezione. Non capivo molto, ma mi piaceva.
A quei tempi  non si sapeva nulla di Aikido! Non c’erano testi, né molte immagini, figuriamoci i video!

“Che cos’è l’Aikido? “ – chiesi all’istruttore di Aikido – “ Prova” – fu la risposta telegrafica!

La risposta la presi come una sfida ed essendo testardo mi presentai alla prima lezione dopo qualche giorno armato di tutte le buone intenzioni. E’ inutile dire che fui messo in un angolo del tatami per circa un’ora ad imparare ushiro ukemi, ma non mi prese lo sconforto..anzi la sfida mi piaceva.

Allora c’erano solo sei allievi ed io. Quei sei allievi erano le prime cinture nere del M° Masatomi Ikeda, che si accingeva a tornare in Giappone, poi sarebbe andato in Svizzera.

E’ così che ho iniziato….appartengo alla seconda generazione di aikidoka italiani. Il nostro Maestro Masatomi Ikeda ritornava in Giappone e le lezioni le tenevano dunque le cinture nere. In tutto eravamo 7 persone, ma in quel periodo l’Aikikai si costituiva come Associazione ed in Italia eravamo quattro gatti..solo 5 anni dopo raggiungemmo la cifra record di 2500 persone in tutta Italia.
Non c’erano altre federazioni, non c’erano testi, né video…..c’era solo il M° Tada che parlava anche poco.  Ogni settimana ci si recava a fare una lezione a Roma e gli stage erano solo tre in tutta

Italia, ma ricordo il piacere di incontrarsi tutti. Gli allenamenti erano duri, molto duri…..allenamenti che ora non si fanno più…anche 7 ore al giorno con sveglia alle 6.00 , per 12 giorni di seguito negli stages estivi a Desenzano.

Il M° Tada era esigente..e non parlava.

Mi è sempre rimasto l’odore  del pulviscolo che si sprigionava dal tatami di paglia di riso ad ogni ukemi…..un odore che mi fa venire alla mente i visi di tanti compagni, alcuni anche scomparsi, le loro risate, le gocce di sudore che si mescolavano alle mie.

Ho iniziato ad insegnare a 3° kyu,  autorizzato da Tada Shihan e a 1° kyu ero in Svizzera per un anno . Mi allenavo a Basel insieme ad amici come Michele Quaranta e conducevo un dojo a Gelterkinden dove gli allievi erano militari. Dopo esperienze di Dzog Chen con il M° Norbu nel 77 credo aprii il mio dojo l’Aikikai Napoli e la storia continua tutt’oggi da 43 anni.

Ho tanti ricordi, ma sicuramente aver conosciuto tanti maestri allievi diretti di O Sensei e soprattutto aver fatto con regolarità uke a loro  ha un giusto valore per me. Allora si insegnava “kokoro no kokoro” da “ cuore a cuore” ed io ho incontrato i loro cuori.

Sicuramente da ognuno di loro ho appreso direttamente qualcosa: dal M° Tada a Fujimoto, da Hosokawa a Ikeda, ma direi che questi ultimi due mi hanno aperto la mente e determinato il mio Aikido dove l’associazione con la parte più nascosta e le relazioni fra tecniche e principi universali è una costante.

Ovo san 1)- Oltre 40 anni di pratica, M° Rino, quando si inizia a praticare la Nostra disciplina si è sempre alla ricerca di qualcosa di interiore. Quale è stata l ispirazione per la sua ricerca?

 M° Rino:

Non credo che sempre ci sia una ricerca interiore quando scegliamo di praticare Aikido. Per me questa ricerca c’è stata perché fa parte degli insegnamenti ricevuti in ambito familiare e la nostra arte un po’ “misteriosa” ( come la vedevo da giovane)  mi sembrava un buon mezzo per rispondere alle domande che mi ponevo.
Credo che ci siano due tipi di allievi: quelli protesi all’esterno, dando più valore all’efficacia , ai loro movimenti ed al gesto estetico e quelli protesi al proprio interno in cui il kokyu, la respirazione ha un alto valore.
E tutt’ora incontro queste due tipologie.
Spesso non si riesce a trovare una via di mezzo e quindi si verifica il noto fenomeno di cercare qualcosa di spirituale al di fuori dell’Aikido, oppure si passa ad arti marziali più chiare nei loro scopi marziali o competitivi. 

Eppure quello che c’è di spirituale o di efficace nell’Aikido è stato sempre lì, solo che non si è riuscito a coglierlo.

 Per me in  Aikido lo scopo ultimo non è limitarsi all’esecuzione della tecnica, ma sviluppare il giusto atteggiamento mentale per attingere al potenziale creativo. Le tecniche come diceva O Sensei ” emergono liberamente, come l’acqua che sgorga da una fontana”. 

 

 Ovo san 2)- Se Le dessero un chicco di riso,ogni volta che è salito sul tatami,nutrirebbe lo spirito marziale per anni…ma cosa è lo Spirito Marziale?

M °Rino:

Lo Spirito Marziale è completamente diverso dalla spirito sportivo… – dici bene quando parli di nutrirlo salendo sul tatami – ….è lì che si mette a dura prova noi stessi e non in termini puramente fisici, ma nell’accettazione dell’altro, nel limare le proprie asperità di carattere, nel  districarsi dagli ostacoli che la stessa disciplina ed il Maestro propongono.
Qualsiasi padronanza della tecnica fine a sè stessa si traduce in un fallimento e conduce quasi sicuramente ad un’ipertrofia dell’Io e qui che scompare lo “Spirito Marziale”.

E’ nel cercare di migliorarsi e proteggere sé stessi e gli altri che compare in tutta la sua forza.

Chi comprende che non c’è alcun scopo di “Potere” nel Budō, ma al contrario il superamento dello stesso e che rappresenta un divenire ed un viaggio meraviglioso nella coscienza del Sé, e che sia proteso non al potere egoistico, ma allo smantellamento di una struttura falsa allora incarna lo “Spirito Marziale”.

 

Ovo San 3)-se l‘Aikido fosse un romanzo avventuroso per ragazzi, che libro sarebbe?

       M° Rino:

Mi piacciono le sfide con me stesso e l’incognito.
Sarei indeciso (come amante del mare)  fra “ Ventimila leghe sotto il mare” e “ Viaggio al centro della Terra”:
Entrambi però hanno in comune l’ addentrarsi in un territorio sconosciuto che potrei paragonare al nostro
“ essere interiore”.
Chi potrebbe impersonare meglio il personaggio di Nemo se non O Sensei? … che senza “dire”….esplicitamente  ti propone la scoperta di ciò che è dentro di noi e del mondo circostante con occhi diversi.

E poi se penso al secondo romanzo “ Viaggio al centro della Terra” ..mi viene in mente Il termine alchemico V.I.T.R.I.O.L.U.M
(“ Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem Veram Medicinam” e cioè “Visita l’interno della Terra ( il tuo interiore) e, rettificando ( te stesso) troverai la pietra occulta, la vera medicina”

E non è quello che facciamo praticando Aikido…andare all’interno, scoprire ed imparare?

 

 

Ovo San 4)- Se riuscisse a guardare nel futuro, come pensa si espanderà la nostra arte…Mischiandosi con altre arti marziali  in nuove forme o resisterà la purezza dell’ Aikido?

M° Rino:

L’Aikido è in continua evoluzione. La purezza dell’Aikido era solo quella di O Sensei.
Mi auspico solo citando il Fondatore che “ persone oneste e gentili “  accedino all’Aikido per migliorare sé stessi e la nostra Arte.
L’Aikido non ha forme, ne schemi prestabiliti. E’ come un’onda di energia invisibile. La forma o qualunque contaminazione può servire, ma poi è solo liberandosi che può realizzarsi
quella ” indipendenza creativa”, purchè se ne conservino i principi rispondenti alle leggi della natura
.

 

Ovo San 5)-il ricordo indelebile del suo Aikido?

 M° Rino:

Sicuramente l’incontro con il M° Kisshomaru Ueshiba ed il M° Tamura. L’uno mi sembrava così etereo e fragile e fu una scoperta scoprire  con quanta facilità mi proiettava, nonostante il mio non collaborare in quel momento giovanile alla “San Tommaso”..del secondo ho apprezzato  la sua gentilezza e pazienza ad insegnarmi Ikkyo per più di mezz’ora quando ero un semplice “mukyu”.
Del M° Ikeda di cui sono stato uke moltissime volte ho un ricordo che non si accantonerà mai, perché devo a lui il farmi ragionare sulle tecniche ed i suoi significati più esoterici.

M° Rino…… vuole lasciare un pensiero personale o una riflessione sarebbe stupendo.
Grazie  …

M° Rino

Una mia frase che rincuora spesso i miei allievi è “ Cadere e rialzarsi per poi ricevere e dare”

Direi se volessi dare una definizione della nostra arte:

“ Un sistema per entrare in contatto con il Sé,  attraverso la pratica della tecnica (Waza), ma utilizzando anche l’energia (Ki) e lo spirito (Shin), in modo da affrontare come nemico un’entità non fisica esterna, ma interna e, nello specifico, “ciò che non siamo realmente”.

 

E’ come sempre un piacere aver ascoltato la vita di un grande Maestro come Rino Bonanno , e un dispiacere allontanarsi da chi ha tanto da raccontare ( starei qui delle ore …).  Quindi ringrazio ancora il Maestro Rino per la sua disponibilità , e per averci regalato questa magnifica intervista.

 

Un saluto dal Vostro Ovo San

 

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le interviste di Ovo San, con la Sensei Elena Gabrielli

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Fratelli Aikidoki eccoci ancora qua tra di Noi, oggi il Vostro Ovoreporter vi regala una “ chicca”, nel senso che ha l’onore di ospitare FINALMENTE direi una Sensei .

Sissignori una Donna, era ora ! signori vi presento Sensei ELENA GABRIELLI VI dan 

dell’ Associazione Jiku di Roma .

Intanto Grazie Sensei Elena, per la Sua gentilissima presenza….

Allora ci racconti i suoi inizi, cos‘è l‘Aikido per Lei.

 

Sensei Elena

Iniziai a praticare che ero molto giovane presso il dojo dei Monopoli di Stato, storico dojo romano dove tutto ebbe inizio. Il primo contatto con l’Aikido fu del tutto casuale. Venni a conoscenza dell’apertura del corso di Aikido da mio fratello che all’epoca praticava Judo, in quel dojo, con il M. Danilo Chierchini, pioniere del Judo e dell’Aikido italiani e, per molti anni, Presidente dell’Aikikai d’Italia.

Appartengo alla seconda generazione di yudansha italiani, quando arrivai al dojo dei Monopoli, il M. Kawamukai si era già trasferito a Milano e il M. Tada aveva fondato il Dojo Centrale di Via Eleniana.

La mia prima insegnante: la Sig.ra Carla Simoncini, mamma di Simone Chierchini, primo shodan donna italiano. Solo quell’anno (1970/1971) la classe fu femminile e credo di essere, in termini di pratica, l’unica superstite di quel corso.

Ricordo i tatami classici in paglia di riso foderati con la tela bianca, l’emozione di quando ogni mese o due ci si trasferiva al Dojo Centrale per i seminari del giovanissimo M. Fujimoto o per quelli del M. Tada che nel frattempo era tornato in Giappone e, come per me, la Maestra Carla fosse un esempio di bravura, di bellezza e di padronanza tecnica.

Molti i Maestri che incontrai in quel periodo, italiani e giapponesi, ma per me non faceva differenza. Erano tutti molto più grandi di me, distanti, irraggiungibili.

La sensazione che provavo entrando nel Dojo Centrale era un misto di stupore e timore, sia per l’ampiezza del dojo rispetto a quello dei Monopoli, sia per l’aria che si respirava.

Cos’è l’Aikido per me? E’ salire sul tatami ogni volta con il desiderio di praticare. E’ ritrovarmi a volte insegnante, a volte allieva. E’ la relazione con le persone, gli altri praticanti, gli allievi. E’ un percorso per diventare persone migliori.

Ovo san

1- Ci sono molte donne nell’Aikido, ma poche emergono come ha fatto Lei…è così difficile farsi largo?

Sensei Elena

E’ questione di tempo. Praticando da molto tempo ho avuto modo di conoscere molte persone, di avere tanti allievi, di confrontarmi con gli altri praticanti, di stabilire relazioni.

Ovo san

2- Che qualità hanno le Signore dell’Aikido, che i Signori aikidoki possono solo immaginare?

 

Sensei Elena

Un corpo diverso. E’ più naturale per una donna applicare Il principio della non resistenza. Le diversità fisiche rappresentate da minore forza muscolare e massa corporea, che apparentemente potrebbero sembrare uno svantaggio, vengono invece esaltate dal gesto tecnico. L’Aikido è espressione di grazia, elasticità, armonia, caratteristiche sicuramente femminili. Inoltre, la donna non ha quei vincoli culturali che obbligano l’uomo a dimostrare la propria virilità, è quindi libera da questo condizionamento che nella pratica può essere limitante.

 

Ovo san

3- Se l‘Aikido fosse un fiore, per Sensei Elena sarebbe?

 

Sensei Elena

La similitudine con le caratteristiche di un fiore è usuale nelle Arti marziali. Basti pensare al Ciliegio, il fiore dei samurai, al Pruno citato nei discorsi di O Sensei, al Fior di Loto simbolo di purezza. Accostare un altro fiore all’Aikido diventa impegnativo. Ma pensando che l’Aikido ha una parte di luce e una d’ombra, l’aspetto yin e quello yang, l’omote e l’ura, mi viene in mente il Girasole, il fiore che segue la luce, sempre rivolto verso il sole.

 

Ovo san

4- Durante una tecnica, in quel momento di unione tra cuore e movimento, Lei si sente Agile come una tigre oppure Aggraziata come una farfalla o Leggera come un fiocco di neve?

 

Sensei Elena

Non ci ho mai pensato. Diciamo agile come una farfalla, leggera come una tigre, aggraziata come un fiocco di neve.

 

Ovo san

5- A tutte le ragazze aikidoke, quale consiglio darebbe per vivere in serenità il proprio Do?

 

Sensei Elena

Non credo che i consigli per le ragazze possano essere diversi da quelli per i ragazzi.

Ognuno ha il suo percorso che si andrà costruendo strada facendo. L’importante è praticare con costanza ed impegno, senza fretta, un passo dopo l’altro. Praticare per il piacere di praticare. L’essenziale è il tatami.

 

Elena Gabrielli   

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Ovo san

Sono felice di averla ospitata, e concluderò come le ho promesso, “ questo e quanto punto e basta!”

Con affetto Osvaldo.

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le interviste di Ovo San,con il M° Pino Gramendola

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Amici Aikidoki carissimi, ecco qua  l’intervista “ SPECIALE “,che, Vi avevo promesso….oggi Ovosan nelle vesti di reporter  incontra “Virtualmente “ (Si fa per dire…) il mio Direttore Tecnico il Maestro PINO GRAMENDOLA, siamo nella nostra Torino, è il Maestro Pino ( 6° Dan e fondatore dell’ Associazione AISHIN)è uno dei Grandi dell’ Aikido Italiano scoprirete il perché seguendo le sue parole…

Allora Maestro, intanto come da copione la storia della Sua vita Aikidoistica,poi …le domande.

 

Ovo San buondì piacere di raccontare ,cercherò di sintetizzare 49 anni di attività..

Ho iniziato la pratica dell’aikido nel 1964 (per pochi mesi metodo Mochizuki)  presso la palestra ” Accademia Doyukai” di Torino.

Ero andato con amici a vedere il Karatecon il quale a detta di un istruttore avremmo imparato a “rompere tavolette mattoni etc.”

All’atto dell’iscrizione sento dei rumori particolari, vado a vedere .. erano Aikidoka, mi sono iscritto immediatamente.

Ho subito fatto amicizia con diversi praticanti fra cui Ugo Gorgoni, il nostro riferimento era Clara Gamba che ha iniziato ad avviarci alla conoscenza dell’Aikido.

Con l’ Aikikai arrivò il Maestro Kawamukai io ero cintura arancio, avremmo potuto mantenere il grado, ma assieme ad Ugo preferimmo tornare a cintura bianca.

iniziammo così il nostro cammino partecipando a tutti gli Stage con i Maestri Tada e Kawamukai, avevamo fame di tecniche e di pratica, tutte le sere, sabato alle volte Domenica … sempre Aikido!

Dopo anni Ugo Gorgoni e Clara Gamba si ritirarono, io continuai;

divenni capo con grandi opportunità di apprendimento, lezioni e Stage in Italia,  Francia, Germania, Svizzera.

Era un momento fantastico, esaltante, un’esperienza unica ed irripetibile.

L’arricchimento fu notevole Masetti, Marcotulli, Filippini, Chierchini, Grande ed altri ancora….vivevamo questa magnifica avventura.

Un particolare ricordo e saluto affettuoso al mio amico Ugo Gorgoni con il quale ho condiviso tutti i più bei momenti, le fatiche dei lunghi viaggi, le rinunce….

Divenuto Maestro alla Doyukai ho formato oltre 50 Istruttori ( i loro nomi sono citati alle pagine 41/42 del libro “Cercando l’essenza dell’Aikido” , scritto dal compianto Santino Rigoli.

Molti insegnano, tantissimi hanno smesso, qualcuno purtroppo è mancato.

Inoltre ho avviato e seguito l’Aikido in Piemonte, Valle d’Aosta, a Modena, in alcune città della Sicilia e della Puglia.

Successivamente purtroppo ci fu una scissione per divergenze organizzative, la Federazione cambiò in UISP ma le cose non andarono come ci si aspettava, né i principi di insegnamento erano in linea con i miei principi, così spinto da molti allievi “veterani” (Marchisella, Guagnano, Rossi, Gianadda, Ciani, Bortoletto….) mi dimisi da Direttore Tecnico UISP e nel 1988 fondai l’Associazione Aishin ( Armonia)il simbolo che ci rappresenta è quello  dell’ AI.

Un sogno divenuto Realtà: Aikido e basta!

L’ Aishin è trasparente e semplice, poche ma severe regole di convivenza, ricerca esasperata di una sempre migliore preparazione anche per chi desidera confrontarsi con gli impegnativi esami di Kyu e Dan tenendo anche in considerazione età e stato di salute dell’Aikidoka.   

Ovo san:

 1- Nel mondo dell’ aikido italiano sono molti i maestri che hanno fatto dell’aikido la loro professione e grazie alla sempre maggior diffusione di internet sono costantemente sotto i riflettori.

Lei invece ha scelto una Via più riservata, nonostante le venga riconosciuto un elevato profilo tecnico.

Perché questa scelta?

 

M° PINO:

Principalmente perché non ho mai ritenuto l’Aikido un mezzo per ottenere “fama e popolarità” devo sentirmi libero di poter operare le mie scelte incondizionatamente da fattori esterni nel puro interesse dell’Aikido; penso che oltre ad essere un bellissimo sport sia soprattutto una disciplina per l’accrescimento personale che avvolge e assorbe completamente, a volte in uno stato assoluto di riservatezza fondamentale per la pratica sul Tatami unitamente a costanza e dedizione tutto ciò applicabile anche alla vita di tutti i giorni.

Inoltre le vicende vissute con altre Federazioni, l’imposizione di seguire il Maestro in “voga” al momento che dispensava modifiche alle tecniche come fosse Legge..  (tutto quello fatto finora? …Perso!) ottenendo la divisione in tanti piccoli gruppi uno in contrapposizione all’altro, questo per me non è AI (unione) e non è mai stato in linea con il mio concetto di Aikido.

Ovo San:

2- Lei è stato allievo di Kawamukai e di Tada due pilastri dell’Aikido, qual’è l’eredità che ha saputo cogliere , e che, vorrebbe trasmettere a noi sbarbatelli?

 

M° PINO:

Due Pilastri indubbiamente, quello che ho ricevuto da loro e vorrei trasmettere con il cuore è Umiltà nella pratica, Dedizione, Disciplina Interiore, Energia.  

 

Ovo San: 

3- Se l’aikido fosse una stagione, per lei Maestro che stagione sarebbe?
M° PINO:

Sicuramente la Primavera, ogni anno si porta via l’Inverno rinnovando la natura.

 

Ovo San:

4- Lei ci ricorda sempre che gli stage, sono importanti per imparare condividendo con gli altri Uchideshi. Lei ne ha capitanati migliaia, ma come Uchideshi quale ricorda come fondamentale per la sua esperienza personale?

 

M° PINO:

Ricordo con nostalgia molti Stage uno in particolare il Maestro Kawamukai diede a tutti un esempio di umanità ed umiltà che mi ha fatto comprendere appieno la “VIA”

 

Ovo San:

5- Al di fuori del mondo dell’aikido, c’è un’atleta di qualsiasi altro sport o disciplina che ha ammirato e che le è rimasto nel cuore?

 

M° PINO:

In particolare Mennea, l’ho incontrato una sola volta ed il suo atteggiamento la dedizione la ripetizione del suo gesto atletico la naturalezza mi ha colpito particolarmente

 

Ovo San.

ecco di solito finisce quì, ma Lei Maestro è un ‘occasione troppo ghiotta per non chiedele un pubblico consiglio per chi, volesse avvicinarsi al mondo dell’Aikido,

quale consiglio darebbe?

 

M° PINO:

Consiglio per l’Aikido..bene.

Procurarsi il libro “Cercando l’essenza dell’Aikido” poi recarsi in un Dojo, osservare le diverse discipline, l’Aikido è Folgorante si comprende subito se fa per te, L’Aikido non accetta compromessi chiede molto ma con il tempo ti ripaga in modo completo, sembra di non finire mai di imparare in realtà è una continua evoluzione.

 

 Ovo San Arigato

Pino

 

P.S. Caro Osvaldo, non ho mai scritto così tanto di Aikido per te l’ho fatto volentieri se è troppo lungo aggiustalo tu come ritieni opportuno, grazie per l’intervista

 

Caro Maestro Pino, mi guarderei bene di cambiare una sola virgola del suo pensiero, perché come i GRANDI MAESTRI che Lei sopra a citato, ogni virgola della vostra Via Aikidoistika è per me, ma per quelli come Noi  che amiamo la nostra ARTE fonte di insegnamento.

Anzi ci riteniamo fortunati di Avervi Incontrati , la Nostra speranza è , non quella di imitarvi ma quella di comprendere il Vostro lavoro.

 Ovo san

 

 

 

 

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le interviste di Ovo San, con il M° Stefano Bresciani

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Amici Aikidoki, eccoci di nuovo in azione…il Vostro Ovoreporter Vi accompagna oggi in quel di Leno  cittadina alla periferia di Brescia, città delle rondinelle. Qui ho “Virtualmente” incontrato un mio vecchio amico “Virtuale” (oh nel vero senso della parola, io e Stefano siamo amici virtuali da un po di anni) il mitico  STEFANO BRESCIANI scuola Tendo ryu, praticante di Iaido e con un passato da Karateka..         Ciao Stefano, ti ringrazio della presenza nel mio girovagare tra i portatori di Hakame…

Ma subito le domande..le mitiche 5…

  1. Ovosan:  Tu parli sempre di portare la Luce, sulla Via del Budo qual è il personaggio che ha influenzato il tuo pensiero?

Stefano : Nessuno in particolare ha “influenzato” il mio pensiero, nel senso di aver condizionato l’idea che ho maturato negli anni riguardo al Budo. Preferisco dire che molte persone hanno “forgiato” il mio carattere, la mia personalità e il mio modo di praticare/intendere il Budo. Ne dovrei citare almeno una decina, tra maestri e scrittori, però mi voglio soffermare sull’unica vera persona, incontrata sinora, che come praticante e come Uomo ha illuminato concretamente il mio cammino, un bel dì d’autunno di dieci anni fa.

 

Nel 2003 ho conosciuto Franco, in quell’anno un arzillo 74enne che mi aprì la porta dell’Aikido… Ora di anni ne ha 84 e nonostante una brutta operazione in cui lo davano già per spacciato, è tornato a calcare i tatami. Franco mi ha fatto capire l’importanza dell’essere costanti, del prendersi un impegno seriamente per la vita, del dare priorità alla propria salute e al divertimento più che all’apprendimento per chissà quale traguardo…

 

Franco infatti raramente si è perso una lezione, raggiunge in bicicletta il dojo anche in pieno inverno e torna in fretta dalla moglie, da tempo malata, per cucinarle il pranzo. Per me è un vero samurai moderno, un raro esempio di benessere allo stato puro, a livello fisico, mentale e spirituale. Grazie a lui ho trovato ciò che a lungo stavo cercando: ho superato problemi fisici che mi avevano impedito (fortunatamente) di proseguire come atleta agonista di Karate, ho aperto la mia mente verso nuovi orizzonti ma è soprattutto grazie a Franco che ho capito l’importanza dell’anima. È Lei che ho scelto di ascoltare per trovare ciò che mi appassiona, che mi fa battere il cuore, quel centro emozionale che a piccole dosi ho scelto di donare a chi mi accompagna lungo il cammino dell’esistenza.

 

  1. Ovosan :    Budo è più marzialità o pura filosofia?

StefanoBudo è semplicemente Budo. Comprende tutto ciò che uno si aspetta di trovare nella pratica delle arti marziali giapponesi, o meglio ciò che un buon dojo gli dovrebbe far trovare…

 

Qui non si parla di sport e agonismo, si parla di “arte marziale” nella più pura accezione del termine. Qui non si parla di combattere ma di confrontarsi a livello psico-fisico e a lungo andare anche spirituale, sia con se stessi sia con gli altri. Dalla marzialità della pratica emergono tutti gli aspetti filosofici propri dell’arte, che vanno ben oltre i principi tecnici. Ti faccio un esempio: maai e metsuke. Due concetti apparentemente comprensibili per gli “addetti ai lavori” siano essi aikidoka, kendoka o karateka. In profondità celano però due modi di intendere il confronto tra praticanti ben più di una mera relazione tecnica. Diventa una relazione tra due anime.

 

Metsuke viene tradotto a livello esteriore come “osservare, guardare” ma significa anche comprensione dell’animo umano, che può inibire un attacco già solo grazie all’espressione degli occhi, nel leggere l’intento di chi abbiamo di fronte.

Il celebre Miyamoto Musashi – nel “Gorin no sho” – descrive una caratteristica intrinseca del metsuke, il kanken (guardare con due occhi). Egli afferma che «kan (vedere dentro o attraverso) dev’essere più importante di ken (guardare). Questo significa che nel guardare l’avversario, il kendoka deve cercare di penetrare la sua mente e non deve dare importanza al suo aspetto esteriore, intendendo con ciò la corporatura, l’armatura che indossa e la sua abilità tecnica.»

 

Maai si riferisce invece alla gestione spazio-temporale dello scambio marziale tra uke e tori, si studia il corretto tempismo e la distanza:It literally means “harmony of space”. letteralmente però significa “armonia dello spazio”. It mainly consists of keeping the correct distance and maintaining correct body position and direction. Per instaurare armonia con un’altra persona dobbiamo prima averla dentro di noi. Quando pratichiamo con un compagno dobbiamo in primis “prendere la giusta distanza” dalle nostre paure e limiti, dal nostro ego che spesso ci invita a fare una tecnica per dimostrare a noi stessi (oltreché al maestro e al compagno di turno) di saperla fare. In realtà dovremmo eseguirla col giusto maai dal nostro ego e solo in un secondo momento, filosoficamente parlando, riusciremo ad armonizzare il nostro io con quello altrui.

 

Nel Budo c’è tutta la filosofia che ho sempre cercato, solo che risulta difficile da applicare nel quotidiano, ovvero portarla dal dojo al posto di lavoro, a casa o nel mondo del web. Io ci provo, ogni giorno, riportando in BudoBlog la filosofia che ho applicato alla mia vita…

 

  1. Ovosan:  Aikido, Iaido e Karate-do: quali differenze ci sono nell’approccio mentale?

Stefano  :  Spesso già nella stessa arte marziale vi sono differenti approcci mentali, però ritengo, per esperienza diretta in queste tre discipline, che il praticante può mirare al medesimo approccio, quando si parla di Budo. Intendo dire che, pur avendo principi talvolta diversi, ogni arte marziale di stampo nipponico potrebbe condurre la mente esperta a un unico sentiero, non a un trivio!

 

Dopo alcuni anni di pratica ci si rende conto se manca qualcosa, non tanto nell’arte quanto nel metodo/scuola o maestro che stiamo seguendo. L’attento praticante vuol riempire quel vuoto, poiché non va al dojo tanto per trascorrere un paio d’ore tra amici, tirarsi due cazzotti o realizzare il sogno di indossare una cintura nera. Non credo proprio, perlomeno non è mai stato così per me.

 

Ho sempre cercato di dare il massimo, non sempre ci sono riuscito ma quello è il mio atteggiamento. Indipendentemente dall’arte, dalla scuola o dal maestro seguito, quando ripasso certi kata di Karate-do il mio approccio è identico a quello nei panni di Iaidoka. Zanshin, rispetto e massima dedizione in ciò che sto facendo, ricerca della gesto perfetto, del giusto ritmo, ecc. Quando pratico Aikido è la stessa cosa, con una difficoltà maggiore. Qui il mio approccio deve fondersi sinergicamente con quello di chi ho fronte, con cui mi sto relazionando. Se uno dei due ad esempio è svogliato, stanco o che altro, difficilmente riusciremo a esprimere il miglior aiki… non credi?

 

 

  1. Ovosan:  Definisci Ai-Ki-Do accostando ogni ideogramma ad un colore…

StefanoInteressante domanda Osvaldo, davvero originale e non così semplice. Questa necessita di profonde riflessioni poiché prima d’oggi non ci avevo mai pensato… e di certo non voglio sparare colori a caso!

 

Vediamo: provo a chiudere gli occhi e pensare all’ideogramma “AI” dell’armonia… vedo un bel prato verde esteso per centinaia di metri e i miei lunghi piedi che vi camminano sopra… una bellissima sensazione di pace, serenità e armonia. Non potrei pensare ad altro colore se non al VERDE.

 

Ora penso al mio kanji preferito, il “KI” della linfa o energia vitale. Proprio in questo periodo mi sto soffermando sull’ideogramma che rappresenta il “vapore che sale dal riso in cottura”. Bellissima immagine che riaffiora anche oggi nella mia mente, stupefacente! Sento il divampare di questo impalpabile vapore su tutto il mio viso. Non ne vedo il colore.. posso dirti trasparente? Va bene dai, se devo proprio accostare un colore, diciamo che fino a poche settimane fa avrei risposto ROSSO senza esitare un attimo (energia vitale = rossa come il sangue in gran parte delle culture). Ora invece dico BIANCO. Un colore quasi invisibile a occhio nudo, un colore puro e leggero… come l’aria. Un elemento impercettibile però talvolta così impetuoso!

 

Infine il “DO”, la via, la direzione spirituale intrapresa dagli amanti dell’aiki. Qui non ho alcun dubbio, ho sempre pensato al colore INDACO, quello associato al 6° chakra. Il colore Indaco è simbolo di spiritualità e risveglio interiore, quel risveglio che mi ha condotto sulla strada a lungo cercata e finalmente trovata grazie (anche) alla pratica dell’Aikido.

 

  1. Ovosan:  Sai che cerco l‘uomo dentro l‘hakama, definisci te stesso scegliendo tra “Spirito Guerriero“ o “Cerimonia del Tè“… o pensi che uno sia legato indissolubilmente all’altro?

Stefano Azz.. questa è davvero tosta! Se mi osservassi dall’esterno – e in genere è la prima impressione che do – direi che sono una persona tranquilla, calma………. indubbiamente da cerimonia del tè. Quand’ero bambino e ancor più quand’ero in piena fase adolescenziale mi ci voleva poco a diventare guerriero, nel senso che cercavo lo scontro, reagivo spesso con impulsività e mancanza di controllo. Difendevo a spada tratta le mie convinzioni, il mio modo di essere. Ero un animo turbato che però crescendo è diventato l’esatto opposto. Credi sia possibile un cambiamento così radicale?

 

Io credo di no, sono infatti dell’idea che dentro ognuno di noi, e quindi anche dentro Stefano Bresciani, vi siano entrambe le facce di una stessa medaglia. Come lo yin e lo yang, in e yo per la cultura giapponese, l’Uomo ha dentro di sé sia la parte negativa sia quella positiva. Inoltre una parte non può esistere senza l’altra, o meglio non vi può essere equilibrio.

Questo è ciò che ho trovato scendendo nelle profondità della mia anima, spogliato da ogni veste o etichetta. Stefano non è affatto un uomo dentro l’hakama (anche se mi piace come definizione), è semplicemente un uomo equilibrato.

 

Geometra, scrittore, sensei, figlio, marito, padre, guerriero o praticante di cha no you sono solo definizioni… probabilmente collegate l’un l’altra! Ma con esattezza chi può dirlo? Forse i muratori che coordino in cantiere, oppure i miei fedeli lettori di BudoBlog? O ancora mia figlia Anna quando mi chiama a gran voce “Papinooo!”? Io li lascio fare, li lascio etichettare il ruolo che ricopro in ogni frangente con estrema gioia. Però non amo etichettare gli altri, incluso me stesso, ricopro solo tutti questi ruoli e cerco di fare del mio meglio; per il semplice motivo che adoro mantenere quel costante equilibrio conquistato, al fine di vivere sempre in pace con me stesso… e con chi mi circonda.

 

Grazie amico Ovosan per queste domande, hai saputo cogliere il frutto di un pensiero maturato nel tempo, che mediante la pratica quotidiana del Budo mi ha portato sin qui. Oggi con queste risposte posso sinceramente affermare di conoscermi un po’ meglio… anche tu vero?

Non c’è che dire il Vulcanico Stefano mi ha regalato un altro tour di emozioni, come ormai è solito fare quando ci scriviamo , o quando visito il suo blog   www.budoblog.it  vi consiglio di farci un giro c’è sempre tante belle cose da leggere per quelli come Noi affamati di conoscenza.

ps un saluto a Simone Lorenzi , a voi amici una  notizia tanto per informarvi, la prossima intervista sarà Speciale per me (lo sono tutte) perchè ….bhè un po di suspance!

Un saluto il Vostro Ovosan

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le interviste di Ovo san, con il M° Christian Andreotti

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Cari amici vicini e lontani come soleva dire Niccolò Carosio indimenticata voce sportiva di altri tempi, il Vostro Ovoreporter, si addentra in una nuova intervista. Sempre con l’intenzione di cercare l’uomo che stà dentro l’ hakama incontra virtualmente il Maestro Christian Andreotti V° Dan che insegna ad Alpignano  Provincia di Torino.

Giusto due dritte per conoscere il Maestro:

Fondatore  con la collaborazione dell’amico Valter Castagneris e del Maestro Rinaldi dell’associazione Yuki che ancora oggi è un punto di riferimento in Piemonte per lo studio e la promozione dell’Aikido.
Inizia una lunga stagione non ancora conclusasi di approfondimento della disciplina e di formazione nel campo della didattica che lo porterà a praticare altre arti marziali come il karate, il wing chung, il jujitsu, il kendo, lo iaido e discipline legate al benessere come lo yoga e lo shiatsu e a seguire stage e convegni sull’insegnamento dell’aikido e dell’educazione motoria in genere; la Yuki in questi anni organizza molteplici stage tecnici e di formazione anche con insegnanti internazionali come Philippe Gouttard (VI dan Aikikai) e Mare Seye (V dan Aikikai) con il quale si è andato ad instaurare un rapporto di amicizia e di scambio che dura tutt’ora. il 18 marzo 2012 il Progetto Aiki riunito in assemblea nazionale ha conferito il V Dan di Aikido a Christian Andreotti.

Ecco le Mitiche 5 domande

Ovo San -1) Nella Sua vita ha praticato oltre alle arti Marziali (aikido incluso) altri sport, in ogni caso alla base di un lavoro duro ,e determinato quanto ha contato per Lei mettersi in discussione con se stesso ogni volta e ripartire da zero?

Christian-  In effetti ho sempre praticato sport fin da piccolo e penso che la pratica motoria sia essenziale per la crescita di ogni individuo; il primo contatto con se stessi e con ciò che ci circonda lo si ha attraverso il corpo e imparare a conoscerlo, saperlo utilizzare è alla base del processo di conoscenza.
Il piacere di fare esercizio fisico e lavorare sodo (…scusa Ovo san!) è ciò che vorrei trasmettere ai miei allievi, siano essi giovani o meno, perchè attraverso questa esperienza ho appreso l’importanza, come dice lei, di mettersi in discussione e ripartire anche da zero quando i problemi e gli ostacoli, alla quale siamo sottoposti durante la nostra vita, lo rendono necessario.
Questo aspetto nell’aikido è reso evidente dalle ukemi (letteralmente ricevere col corpo), esercitarsi nelle cadute è faticoso e spesso mette nelle condizioni il principiante (ma anche gli esperti) di dover superare, con quella determinazione a cui facevamo riferimento, le proprie paure; proprio per questo imparare che ci si può rialzare ha delle ricadute psicologiche positive importanti e inaspettate.

Ovo san-  2)Parliamo di Bambini, con l’associazione Yuki ha lavorato molto con i piccoli samurai, come si fa a coglierne il limite senza forzare la loro fragilità sia fisica che mentale?

Christian – Tempo fa l’Aikido veniva considerata una disciplina solo per adulti soprattutto perche’ si ritenevano i bambini incapaci di coglierne gli aspetti artistici, filosofici e  sarebbero stati in pericolo di fronte allo studio di leve e chiavi articolari fine a se stessi. Questa visione, che purtroppo ancora oggi troviamo in alcuni sedicenti esperti del settore, e’ frutto a mio parere solo dell’ignoranza; non si conosce ad esempio il sistema scolastico italiano dove nella scuola dell’infanzia, se non gia’ al nido, ai giovani studenti vengono impartiti i rudimenti del disegno, della pittura, della musica, della scrittura non che’ dell’educazione motoria e della religione. I giovani, proprio perchè tali, sono in grado di cogliere gli aspetti più alti delle espressioni umane.
Nei bambini l’apprendimento passa attraverso il gioco, le lezioni per quanto siano serie e lo studio di una disciplina come la nostra sia una cosa seria devono essere anche divertenti e ludiche; in questi anni con i più giovani ho imparato che gioco serio non è un ossimoro: avete osservato i bambini quando giocano tra di loro? Sono maledettamente seri!
Insegnare è una parola che deriva dal latino insignare cioè imprimere segni, il dovere di un istruttore di aikido è quello di trovare il modo, gli esercizi giusti, i giochi giusti, per imprimere quei segni, rappresentati nel nostro caso dall’Aiki, in chiunque al di la di età, genere e abilità.
Il principio fondante della nostra disciplina e’ l’armonia sia come aspetto tecnico che etico: che cos’altro puo’ preservare i nostri giovani se non la ricerca dell’Armonia con se stessi, con gli altri e in cio’ che gli circonda? Credo che non ci sia altro da dire.

Ovo san- 3) Aikimarathon! una manifestazione full-immersion dall’alba al tramonto (diciamo) non stop, non nasce certo per vedere il limite di un’atleta ma per…?

Christian – Perche’ no? Gli aikidoka sono anche atleti non solo studiosi di tecniche marziali o di discipline orientali. Nell’aikido non ci sono gare ma l’aspetto atletico e’ presente e un buon allenamento serve a stare meglio fisicamente e a non farsi male durante la pratica. L’AIKImarathon non ha lo scopo pero’ di assegnare una coppa ma di far vincere l’Aikido e la solidarietà. Praticanti e maestri di diversa esperienza, scuola, stile e organizzazione si ritrovano insieme per promuovere la disciplina che amano, raccogliere fondi destinati alla beneficenza e … mettersi alla prova.

Ovo san- 4)domanda filosofica ,se l’Aikido fosse un genere musicale per Lei sarebbe?

Christian – Blues. Non mi chieda perche’ ma a me piace il blues quindi dev’essere sicuramente cosi’!

Ovo san-  5) Leggo nella sua biografia un grande rapporto con Sensei C: Tissier (che tutti ammiriamo) qual’è l’emozione o il ricordo che le è più caro?

Christian-  Non mi dilungo nel mio rapporto con il Maestro, credo che sia uno degli insegnanti piu’ conosciuti oggi e piu’ impegna ti nel mondo nella diffusione dell’Aikido anche attraverso innumerevoli stage, nonostante ciò è partito dalla Francia superando anche qualche problema politico-organizzativo non di poco conto per venire a festeggiare con me e con gli allievi della nostra associazione i primi dieci anni di attività. Di Christian Tissier ho potuto apprezzare in questi anni oltre le doti tecniche e pedagogiche che sono sotto gli occhi di tutti, la disponibilità e l’abnegazione verso l’Aikido e i propri allievi.

Christian Andreotti

ringrazio il Maestro Christian per la bella intervista , sono contento perchè ogni volta che ascolto le storie di questi grandi Maestri, fortifico lo spirito del mio Aikido.

un abbraccio a tutti Ovo San

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